BRUXELLES. Cresce la tensione tra Roma e Bruxelles sul confronto in corso sulla manovra 2017. L'invio all'Italia della lettera con le richieste di chiarimenti della Commissione europea, dato quasi per scontato per ieri mattina, è progressivamente slittato, forse per limarne fino all'ultimo la formulazione nella consapevolezza che sarà resa pubblica.
Nel frattempo il premier Matteo Renzi ha ribadito che "la manovra non cambia. La lettera arriverà - ha detto il premier - e riguarderà una serie di Paesi per alcune differenze minimali ma non è la cosa più importante, noi abbiamo fatto le cose in regola, l'Italia rispetta totalmente le regole. Non mi faccio dire da qualche tecnocrate di turno che non devo mettere a posto le scuole".
Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro Angelino Alfano, secondo il quale dopo la "letterina faremo come hanno fatto altri Paesi, ovvero niente". Affermazioni che non contribuiscono però a rasserenare il clima. Secondo le poche indiscrezioni trapelate dai piani alti di Bruxelles, la Commissione, dopo essere rimasta 'sorpresa' dai numeri contenuti nel Dbp (Draft budgery plan) inviato una settimana fa per quanto concerne il deficit nominale e quello strutturale, è rimasta spiazzata anche dalle ultime uscite di Renzi e Padoan, specie a fronte della disponibilità mostrata a trovare una soluzione di compromesso.
In particolare il ministro, da sempre considerato come 'moderato', avrebbe stupito molti nei palazzi delle istituzioni comunitarie mettendo l'accento sul rischio che un 'no' ad un disavanzo del 2,3% potrebbe essere per l'Ue "l'inizio della fine". Comunque le lettere a firma del commissario Pierre Moscovici in partenza da Bruxelles con le richieste di chiarimenti alla volta delle capitali di Paesi dell'Eurozona sarebbero in totale sette.
Oltre all'Italia i destinatari potrebbero essere i governi di Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia, Francia e Olanda. "Il tono della lettera non dovrebbe essere conflittuale", osservano fonti della Commissione. Le quali non si sbilanciano però nel dire se, oltre alla richiesta di informazioni, la missiva contenga anche quella di modifiche. Sotto la lente dei tecnici di Bruxelles che devono vagliare il rispetto delle norme del Patto di stabilità da parte dei Paesi dell'Eurozona sono finiti gli interventi una tantum previsti dalla manovra a causa sia dell'incertezza che pesa sui loro effetti sia della loro intrinseca natura non strutturale.
Inoltre, Bruxelles non sarebbe d'accordo nel considerare legate a 'circostanze eccezionali'- e quindi non conteggiabili nel deficit - le spese per il piano nazionale di salvaguardia antisismico. Mentre ci sarebbe l'ok sulle uscite dovute al terremoto di agosto e quelle destinate a fronteggiare l'afflusso di migranti. Tutto ciò partendo dall'assunto che non si sta parlando più di 'flessibilità' ma, come sottolineato anche dal premier Matteo Renzi, di quelle 'circostanze eccezionali' previste dalle ferree regole Ue.
"Certo così com'è la manovra non pare rispettare il Patto", azzarda a dire qualcuno in Commissione. Dove per altro c'è una rigida consegna al silenzio. "Stiamo analizzando le bozze dei bilanci che abbiamo ricevuto dagli Stati dell'eurozona", ha detto un portavoce. "Durante questa fase non faremo commenti sul loro contenuto. Siamo in contatto con gli Stati membri ma non lo facciamo attraverso la stampa".
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