ROMA. Una morsa a tenaglia per accerchiare il Pd su tutti i fronti: un pressing continuo sul Referendum, con Grillo in campo che lancia il suo appello al voto contro l'astensione, e la semirivolta dal territorio dove il M5s annuncia il suo quasi ultimatum sull'Anci. Il Movimento per ora non abbandonerà l'associazione che raduna i comuni italiani ma non intende avallare nomine piddine alla presidenza.
A Bari, dove si terrà l'assemblea annuale per l'elezione del nuovo presidente, quasi sicuramente il sindaco barese Antonio Decaro, il M5s andrà per presentare il suo cahier de doleance e a lanciare l'ultimatum: una sterzata nella politica dell'associazione pena l'uscita dei sindaci pentastellati.
A portare le rimostranze sarà il sindaco più «anziano» del M5s, Filippo Nogarin ma con lui, per rimarcare il 'peso' che i 5 Stelle hanno ormai nelle amministrazioni, ci sarà il sindaco di Roma, Virginia Raggi. «I Comuni 5 Stelle versano centinaia di migliaia di euro all'Associazione Nazionale Comuni Italiani. Doveva essere un 'sindacato' dei Comuni per difendersi dai tagli governativi ai servizi essenziali. Si è trasformato in un club del PD. Se entro gennaio non cambiano le cose, i 37 Sindaci 5 Stelle se ne vanno» avverte Luigi Di Maio che oggi ha invitato i sindaci pentastellati a «fare squadra» avvertendoli: «se ci saranno tagli siamo pronti a tutto».
Di Maio oggi, coadiuvato da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede che assieme a Giancarlo Cancelleri fanno parte del Gruppo di supporto ai Comuni, ha ricevuto a Roma i sindaci del Movimento: «se non arriva per gennaio una svolta sul livello dei servizi potremo valutare una reazione forte che potrebbe anche essere un'uscita dall'Anci», avverte Virginia Raggi che ha pranzato con i colleghi e glissato all'uscita alle domande dei cronisti sul caso Muraro: la linea «garantista» del sindaco non cambia e, al momento, non sarebbe neppure allo studio un 'piano B' nel caso l'assessora dovesse risultare indagata. Ma proprio dai Comuni si ingrandisce la 'granà sulle presunte firme false raccolte a Palermo per le comunali 2012.
Un caso riportato in auge già da una settimane da «Le Iene» che ha dato voce ad alcuni firmatari che contestano l'autenticità delle firme nonostante sulla vicenda avesse indagato anche la Digos archiviando il caso. Piovono querele promosse dai deputati 5 Stelle Claudia Mannino e Riccardo Nuti chiamati in causa, ma la vicenda lambisce ancora una volta Luigi Di Maio che secondo gli accusatori sarebbe stato al corrente del problema.
Il Pd attacca: «Di Maio e i deputati di Palermo accusati dai loro attivisti cosa hanno da dire? Credo debbano molte spiegazioni agli italiani dopo aver propinato la giaculatoria di essere gli onesti» sottolinea, tra gli altri, la dem Alessia Morani. Intanto l'offensiva referendaria vede Grillo scendere in campo per lanciare un appello al voto diretto agli elettori indecisi: «questa riforma è un pastrocchio» ma la confusione non è «accidentale: l'astensione è voluta».
Il pressing sul referendum sarà un crescendo: Di Maio andrà anche a parlarne a Capri dai giovani di Confindustria mentre il M5s studia le prossime mosse. La campagna referendaria correrà anche sui treni dei pendolari dove saranno chiamati a viaggiare una decina di parlamentari per parlare vis a vis con i viaggiatori.
Senza «trascurare voto italiani all'estero»: il senatore Nicola Morra propone di sedersi intorno ad un tavolo per pianificare l'azione anche in quella direzione. Per non ripetere l'errore compiuto nel 2013 quando proprio i voti degli italiani all'estero furono determinanti per la vittoria sul filo del Pd.
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