PALERMO. Il 95% dei precari siciliani in servizio negli enti locali si è fermato. Comuni siciliani in tilt per via della protesta indetta dai sindacati autonomi Movimento Giovani Lavoratori e Peps. E si tratta solo del primo atto di una sfida ai governi regionale e nazionale che si annuncia caldissima.
La protesta è scatta formalmente ieri, con le prime assemblee sui luoghi di lavoro, ma è oggi che sta vivendo il proprio culmine. Secondo le stime di Mgl e Peps “quasi tutti i 16 mila precari degli enti locali hanno aderito alle assemblee bloccando così l’attività di interi uffici. In crisi soprattutto le strutture tecniche dove i precari costituiscono le maggioranza degli addetti”.
I sindacati chiedono la stabilizzazione dei precari. E invocano una inversione di rotta sulla strategia seguita per ora a Roma e Palermo: strategia che secondo i sindacati autonomi maggiormente rappresentativi non sta conducendo all’obiettivo.
Da qui la firma di un documento che oggi sarà inviato a prefetti e governi. Vi si legge il no innanzitutto alla proposta del governo regionale di assumere tutti i precari alla Resais e poi trasferirli tramite piani ddi mobilità nei Comuni in base alle esigenze delle piante organiche: “No alla Resais – è il primo punto del documento inviato stamani dai precari - e a qualsiasi soluzione che non tenga conto prioritariamente del rapporto di subordinazione con l’ente presso cui si è chiamati a prestare servizio con contratto a tempo indeterminato, non tenga conto del contratto nazionale del comparto di riferimento a cui il personale oggi è assoggettato e opera tagli indiscriminati sul monte ore contrattualizzato declassando”.
Al secondo punto del documento c’è il “no alle procedure di stabilizzazione operate ai sensi del decreto 101/2013 che considera quelle dei precari nuove assunzioni e come tali le assoggetta alle rigide imposizioni del turn-over”. Ciò provocherebbe anche una forte di riduzione del numero di posti disponibili.
I sindacati dicono no anche al piano del governo nazionale che imporrebbe di trasferire nei Comuni i dipendenti in esubero delle ex Province: anche questo toglierebbe spazio ai precari storici degli enti locali.
Infine i sindacati guardano con preoccupazione alla scadenza del 30 settembre, entro cui i Comuni dovrebbero presentare un piano per le stabilizzazioni in assenza del quale sarebbero impossibili anche le proroghe dei semplici contratti a termine: “No a questi piani in assenza di norme che tutelano l’intera categoria” si legge ancora nel documento.
I sindacati autonomi annunciano anche che “quella messa in atto ieri e oggi è una prima fase della protesta. Se non arriveranno risposte adeguate sarà guerra”.
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