ROMA. Il primo Congresso del Partito Radicale senza Marco Pannella si chiude scegliendo di portare avanti idee e principi del suo leader storico, di proseguire con il «transpartito». Con un rischio di scissione rientrato che sembrava però nell'aria, e che invece è rimasto soltanto uno spauracchio, agitato più nelle parole che nei fatti. Resta però la spaccatura tra le due anime del partito: quella 'ortodossa' della linea pannelliana, che dall'assise esce vincitrice, e quella dei cosidetti 'quarantenni', boniniani, che invece sono
stati bocciati dagli iscritti.
La nuova formula per i radicali sarà ora declinata da una sorta di 'direttorio', effetto della vittoria della mozione del tesoriere Maurizio Turco, che da adesso e per i prossimi due anni, diventa 'plenipotenziario' del Partito, accompagnato da un coordinamento composto proprio dalla presidenza di quest'ultimo Congresso. Tra i punti cari alla nuova guida, l'intransigenza sulle liste autonome, che non devono esserci (e motivo di netta divisione con la sponda dei quarantenni), specie dopo la presentazione di liste alle comunali a Roma e Milano; poi, il risanamento delle casse del partito (con il raggiungimento di una quota di almeno 3000 iscritti nel 2017, e lo stesso l'anno dopo), cosa che se non dovesse accadere sfocerà nella «chiusura», si sottolinea. È soddisfatto Turco alla fine del Congresso: sono venuto qui «per trovare dei compagni con cui condividere le lotte di Marco Pannella. Li ho trovati». Marco Cappato e Riccardo Magi, rispettivamente presidente e segretario di Radicali italiani, si sono trovati 'sconfitti', con la bocciatura di una mozione (che non conteneva un riferimento a Pannella, come alcuni iscritti hanno fatto notare) in cui si prevedeva di mantenere aperto il Congresso per darsi appuntamento in una nuova sessione di qui a otto mesi, per riflettere e «rifare il partito». Partito che ora, dicono, è «meno forte» con la sospensione dello Statuto e «tutti i poteri» in mano «a un gruppo di dirigenti Radicali rappresentativi solo di alcuni dei nostri fronti». Ma, avvertono: niente scissione. In effetti ci aveva provato Cappato a 'risanare' la situazione con la proposta di un emendamento, in seguito bocciato (anche se con uno scarto ridotto), che tenesse insieme le due mozioni contrapposte ed «evitare un
commissariamento del partito». Ma neppure la voce che circolava, di un possibile arrivo a sorpresa all'assise di Emma Bonino, è riuscita a spostare gli equilibri; tanto che Benedetto Della Vedova prima del voto finale sulle mozioni si era espresso per l'astensione, ricordando però come una seconda sessione del Congresso «non avrebbe fatto danni».
Simbolica la sede di questo quarantesimo Congresso: il carcere romano di Rebibbia; una scelta che aveva sollevato delle polemiche per la richiesta, poi non accolta, di spostamento di alcuni detenuti iscritti al partito per consentir loro di partecipare. Quelli presenti
invece (poco più di una ventina) hanno seguito la linea del tesoriere, con l'unica eccezione di Marcello Dell'Utri che avrebbe invece sostenuto le posizioni di Cappato. Il tema delle carceri, caro a Pannella, è stato un segno distintivo del Congresso, che ha ospitato anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando. E la platea, proprio a Pannella, ha dedicato la chiusura al grido del nome dello leader storico dei radicali.
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