CATANIA. Sventolano le bandiere del Pd nell' antico giardino della Villa Bellini. Fa caldo a Catania e non solo dal punto di vista climatico. La questione della prossima candidatura alla presidenza della Regione scotta. Ma quando si parla di Rosario Crocetta, nel Pd cala il gelo. Sarà Crocetta o no il candidato della sinistra alle prossime Regionali? «La discussione sulla presidenza la vedremo quando sarà il tempo»: glissa il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti. «Oggi la campagna elettorale è distante - ha aggiunto Raciti - il nostro banco di prova è governare bene in questi mesi. Alcune cose importanti le abbiamo già fatte, altre le faremo e alcuni temi sono ancora da affrontare. I bilanci si fanno alla fine è a quel punto discuteremo e ciascuno dura la sua». Alla domanda se da Catania uscirà il nome del candidato alla presidenza della Regione, Raciti ha risposto: «No, questa è una festa in cui non si parla di presidenti, ma della Sicilia, di come si governa, e di temi nazionali». Ma intanto Crocetta non arretra: «Io sono candidato. Sono i cittadini che devono decidere». E fa anche riferimento alla possibilità di essere il candidato che unisce. Anche il Pd. «Io non lo so - aggiunge Crocetta - credo che non possiamo trasformare la politica in un gioco squallido di potere. Io ho vinto le elezioni sulla base di una proposta politica chiara e alternativa che vedeva il centrosinistra alleato con alcune forze di centro democratico, lontane dal cuffarismo e su questa impostazione noi pensiamo che dobbiamo basare il nostro progetto politico senza trasformismi. Questa sarà la mia proposta e credo che dovranno essere gli elettori a giudicare il lavoro che abbiamo fatto». Regione a parte, c' è un altro tema che scotta: quello del referendum. A parlarne è proprio il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini. «Non capisco le ragioni che spingono D' Alema a sostenere il no dato che Lui e' stato forse il principale leader della sinistra riformista di questo Paese. Una sinistra riformista che ha scelto quel posizionamento proprio in ragione della volontà di modernizzare questo Paese e di fare le riforme. La riforma costituzionale - ha aggiunto Orfini - è perfettamente in linea con le proposte che il Pds di Massimo D' Alema e i democratici di sinistra facevano al Paese: il superamento del bicameralismo e addirittura una legge elettorale a doppio turno era la proposta del Pds di D' Alema e di Occhetto. Io trovo difficile capire come mai oggi D' Alema si trovi schierato insieme a quelli che gli organizzavano i girotondi contro quando lui proponeva le cose che non è riuscito a fare e che adesso noi stiamo, per fortuna, riuscendo ad approvare». Come da programma, se non ci saranno colpi di scena, a «scontrarsi» non saranno le due grosse anime del partito: quella dei renziani e quella della minoranza Pd. Se il premier Renzi chiuderà la festa l' 11 settembre, il suo «nemico» Massimo D' Alema interverrà sul palco della festa il 30 agosto per parlare delle «Sfide della Sinistra nel disordine mondiale» con il ministro Paolo Gentiloni. La festa è solo all' inizio. E nei 14 giorni di kermesse non è escluso che da Catania possano uscire spunti molto interessanti sulle scelte di un partito tanto importante quanto diviso.