ROMA. «Escludo che l'applicazione del nuovo codice degli appalti sia bloccata, e quindi possa essere di intralcio alla ricostruzione». Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio respinge le accuse di ritardi nella riforma dei contratti pubblici e, intervistato da Repubblica, spiega: «Nella prima fase si agirà in emergenza, e quindi secondo le norme dettate dalla Protezione civile del tutto eccezionali; successivamente, e non sarà questione di giorni, si passerà al regime ordinario. Per allora - assicura - contiamo di aver esaurito la fase regolatoria e di avere in piena efficacia il nuovo codice con tutta la sua portata anticorruzione e semplificatoria».
La riforma porterà trasparenza, procedure più snelle e risparmi, dice Delrio. Alle critiche dell'Ance, secondo la quale è troppo brusco il passaggio per cui si chiede alle amministrazioni di avere un progetto esecutivo in mano e quindi indire la gara d'appalto per i lavori, «era proprio nella vecchia serie di passaggi fra progetto 'preliminarè, 'definitivò ed 'esecutivò che si annidavano rincari ingiustificati, subappalti arbitrari, modifiche surrettizie», risponde il ministro. «E lì si inseriva la famigerata figura dell'appalto integratò che tanti guai ha portato.
Con il nuovo codice, evidenzia Delrio, “è tutto più limpido: solo l'amministrazione in possesso di un progetto 'esecutivò, per acquisire il quale potrà essersi valsa della consulenza di qualche società di ingegneria, può dare corso a una gara operativa. Con ciò acquisisce il controllo dei lavori da eseguire con una visione chiara delle opere da fare, sottraendo l'eccessivo potere all'impresa. È una questione di trasparenza, e di risparmio di soldi pubblici”.
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