ROMA. È venuto il momento di «sanare un'ingiustizia» e il Governo è pronto a «mettere più denari» per i rinnovi contrattuali nella P.a, dopo «sette anni senza aumenti di stipendio». Ad annunciarlo il premier Matteo Renzi, al termine di un Consiglio dei ministri che ha approvato in via definitiva un nutrito 'pacchetto" di decreti attuativi della riforma Madia, tra cui anche lo Sblocca opere.
Dal Cdm è arrivato anche il sì all'accorpamento della Forestale nell'arma dei Carabinieri e a nuovi meccanismi per slegare le nomine dei dirigenti sanitari dall'influenza del politico di turno. L'apertura di Renzi sui rinnovi dà forza a una trattativa appena iniziata: «deve aprire una stagione nuova nei rapporti con i dipendenti della pubblica amministrazione» annuncia ma avverte: «sia chiaro che chi lavora in P.a deve essere premiato e chi fa il furbo va punito».
I sindacati apprezzano l'uscita del premier e sopratutto il passaggio sulle risorse: «la cifra nella legge di stabilità è poco più che simbolica», ammette Renzi (sono 300 i milioni stanziati nell'ultima manovra). Cgil, Cisl e Uil in corso esprimono soddisfazione per le parole del premier. Per il leader della Uil, Carmelo Barbagallo, «se a un impegno così forte seguiranno i fatti, quella odierna sarà una svolta significativa». Secondo il segretario generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, arriva finalmente «una risposta alla rivendicazione dei lavoratori pubblici». Un plauso giunge anche dal numero uno della Cisl Fp, Giovanni Faverin, che sottolinea: ora «vogliamo contratti dignitosi».
Sempre sul fronte P.a. diventano legge «quattro» provvedimenti targati Madia. Dall'esperienza francese l'Italia riprende l'acceleratore di procedimenti, spiega Renzi. «Una corsia preferenziale» per le opere e gli insediamenti destinati ad esercitare un forte impatto sull'economia o l'occupazione: tempi dimezzati per le pratiche burocratiche e in caso di stallo intervento del premier. Quindi pratiche che oggi hanno scadenze fissate mediamente tra i 30 e i 180 giorni potranno ridursi a 15-90. In caso di inutile decorso del termine può scattare il potere sostitutivo del premier.
L'iter sprint sarà riconosciuto solo a determinati progetti, la lista sarà messa a punto con un decreto del presidente del Consiglio, ogni anno allo scadere del 31 marzo. L'obiettivo è attrarre, e non perdere, investimenti. Diventa inoltre legge un altro provvedimento 'figliò della riforma della P.a, il decreto che si propone di limitare la discrezionalità delle nomine dei manager delle Asl. Per la scelta dei medici si dovrà pescare da un elenco ad hoc. «Mai più la sanità in mano della politica peggiore», sottolinea Renzi illustrando il provvedimento.
L'altro provvedimento incassato è quello sul riordino delle forze di polizia che passano da 5 a 4, con l'accorpamento della Forestale nell'arma dei Carabinieri. Operazione che non determinerà una diminuzione dei «poliziotti» nelle «strade» tiene a precisare il premier, mentre il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, assicura che verrà «salvaguardata la professionalità» della forestale, con la creazione di «un comando specifico». Tocca la meta anche un altro tassello della delega Madia: il riordino dei porti. Una nuova mappa degli scali, si passa «da 57 si passa a 15 autorità portuali» sottolinea il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Inoltre, il comitato portuale si trasformerà in una sorta di cda snello, con una drastica riduzione delle poltrone. Oltre al fronte P.a, palazzo Chigi ha anche approvato delle nuove misure per risarcire i cittadini colpiti da calamità naturali, visti che finora è risultato «difficile restituire soldi a chi ha avuto un danno privato», riconosce Renzi.
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