PALERMO. «È una mera operazione di 'mascariamento' (calunnia ndr), quella operata contro Giuseppe Antoci, una persona esposta in prima linea, che rischia seriamente la vita e compie atti concreti contro la mafia. Non sono riusciti ad ucciderlo con l'attentato e, adesso, non so con quanta consapevolezza, c'è chi lo vuole demolire sul piano morale». Lo dice il presidente della Regione siciliana riferendosi al presidente del parco dei Nebrodi vittima nel maggio scorso di un agguato mentre si trovava nella sua auto.
Su un blog e un quotidiano online siciliani sono apparse notizie che riguarderebbero la moglie di Antoci e il presidente del Parco ha già presentato querele definendole «completamente false». «È un'azione - aggiunge Crocetta - questa, avviata sin dai primi giorni dopo l'attentato, quando qualcuno sosteneva che i colpi erano stati tirati in basso, come se nel cuore della notte, al buio, si potevano centrare perfettamente gli obiettivi, come se coloro che sparano non sanno molto bene che quando si è oggetto di un attentato la prima cosa fa la persona, è buttarsi al di sotto del sedile della macchina, come se qualcuno non si fosse studiato neppure la dinamica dell'attentato che era basata sul fatto di fermare la macchina, sparare all'altezza delle ruote per impedire che l'auto si potesse muovere e successivamente incendiarla».
«Ma questi sono dettagli tecnici che non ci interessano, fanno parte del lavoro degli investigatori - conclude - Quello che colpisce, è che alcuni signori non sentano il bisogno di attaccare i mafiosi, che ammazzano, estorcono. No, il bisogno principale è colpire l'antimafia. Antoci ha querelato i diffamatori e io sono convinto che anche in questo caso ci sarà giustizia. Solo che le sentenze arrivano dopo, nel frattempo oltre al dolore di Antoci, dei suoi familiari per la crudeltà dell'attentato, si aggiunge la grande sofferenza generata dall'azione diffamatrice. Coraggio Giuseppe, i siciliani onesti sono con te».
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