ROMA. E' bufera su Luigi Di Maio dopo la sua partecipazione ad un incontro privato organizzato a Roma da una società di lobbying. Le accuse nei confronti del candidato premier in pectore del M5S sono due: l'incoerenza per aver incontrato le lobby che fino a pochi mesi fa erano il nemico numero uno dei pentastellati; l'aver usato l'espressione "lobby dei malati di cancro" in un messaggio postato su Facebook per spiegare la sua partecipazione all'evento.
Immediatamente il Pd ha attaccato l'esponente cinquestelle per le parole sui malati: "Di Maio per giustificare il suo incontro con le lobbies dà dei lobbisti ai malati di cancro". E a smorzare la polemica non sono bastate le parole dell'esponente 5S che accusa i dem di "strumentalizzazioni": intendeva riferirsi - spiega - ai "portatori di interessi positivi, come i famigliari dei malati" da contrapporre ai "portatori di interessi negativi, come chi costruisce inceneritori".
Al di là del messaggio su Facebook e delle polemiche verbali, la partecipazione di Di Maio all'incontro ha storto più di qualche naso tra i militanti ed i parlamentari pentastellati. E meno ancora è piaciuta la spiegazione che il membro del direttorio M5S ha affidato alla propria pagina Facebook: "Io non ce l'ho con le lobbies. Il problema è la politica senza spina dorsale, che si presta sempre alle solite logiche dei potentati economici decotti".
I commenti negativi su fb non sono mancati. Alcuni utenti hanno sottolineato come la società che ha organizzato l'incontro fosse "la stessa FB Associati che finanzia con 20.000 euro la Fondazione Open di Renzi". Qualcuno si è spinto a definire Di Maio come Alexis Tsipras, il leader greco di sinistra che nel 2015 vinse il referendum sul debito ma giunto al governo fu costretto a scendere a patti con la troika Ue-Fmi.
"Nel nostro movimento sta prepotentemente prendendo piede la " sindrome" del marchese del grillo", scrivono altri. "Luigi tu vai a cena con la trilaterale e ultimamente stai sempre di più frequentando membri della governance mondiale. Non ti sto dando un parere, ma mera e spicciola cronaca", chiosa un altro. Ma anche nel palazzo la partecipazione del vicepresidente della Camera ha creato malumori. Il gruppo parlamentare scalpita. Sotto accusa è finito Vincenzo Spatafora, l'ex garante dell'Infanzia chiamato da Di Maio come responsabile relazioni istituzionali del suo staff. C'era lui, ieri, ad accompagnarlo all'incontro. Alcuni parlamentari diffidano di lui per la precedente esperienza politica con la Margherita alla dipendenze di Francesco Rutelli e vorrebbero spiegazioni sul suo stipendio: "Chi lo paga? E quanto?".
La maggioranza dei gruppi, però, fa quadrato attorno a "Luigi". A fine mese, verrà depositata la proposta di legge del M5S (primi firmatari Dadone e Caso) che vuole regolamentare le attività delle lobby in Parlamento. Oggi è stato anticipato il contenuto del testo: un chiaro segnale di sostegno a Di Maio. Soffia, invece, sul fuoco Federico Pizzarotti.
Il sindaco di Parma sospeso dal Movimento con un tweet sottolinea con ironia come "Di Maio, che ha la delega M5S per gli enti locali, abbia tempo per vedere i lobbisti" ma non lui. Proprio il "caso Parma" è stato al centro di una riunione tra il direttorio e Beppe Grillo a Genova, in occasione del 68/mo compleanno del leader pentastellato. La modifica dello Statuto, che prevede tra l'altro maggiori tutele legali per lo stesso Grillo in caso di richieste di danni, punta a evitare il pericolo del reintegro degli espulsi: il timore è nasca una fronda interna difficile a quel punto da estirpare.(
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