ROMA. Botta e risposta tra l'ex presidente del Senato, Renato Schifani, e l'attuale presidente dell'Ars, Giovanni Ardizzone sulla scelta di quest'ultimo di revocare la Sala Mattarella al dibattito sulla situazione delle carceri siciliane, dove tra i relatori c'era Totò Cuffaro, ex presidente della Regione ed ex detenuto. Schifani accusa Ardizzone di non essere stato del tutto imparziale e obiettivo. «Onorevole Presidente Ardizzone, la revoca della concessione da parte Sua della Sala Mattarella che avrebbe ospitato un dibattito sulla situazione delle carceri con autorevoli relatori, mi spinge al dovere di intervenire. Sento di intervenire, quindi, perchè sono stato presidente del Senato della Repubblica e di tale funzione istituzionale ho vissuto e assorbito le alte, complesse e delicatissime esigenze. In testa a tutte questa: le Istituzioni esigono, a ragione, che chi le rappresenta gli somigli, dia cioè esempio quotidiano di imparzialità, efficienza e credibilità». Lo afferma Renato Schifani in una lettera indirizzata al presidente dell'Ars. «Tutto ciò è rivolto ad alimentare l'attaccamento e il rispetto e soprattutto la fiducia da parte dei cittadini ai quali, dovremmo saperlo tutti, le Istituzioni sono stabilmente dedicate. E il decoro istituzionale è un elemento imprescindibile per un buon servitore di una istituzione. Di conseguenza, il cosìddetto «Palazzo» deve essere e apparire «di vetro» in quanto a trasparenza e l'uso a cui è dedicato non può e non deve patire il sospetto d'essere considerato politico, cioè di parte». La Sua infelice scelta, gentile Presidente - prosegue Schifani - ha contraddetto questi irrinunciabili principi. Lei s'è attribuito il diritto di emettere una sanzione in base a discutibili ragioni di opportunità. Nel concreto, Lei ha disatteso il civilissimo principio della riabilitazione sociale, cardine costituzionale, emettendo una condanna a vita nei confronti di chi non ha alcuna ragione, nè di fatto nè di merito, di subire poichè ha compiutamente e correttamente pagato il proprio debito con la giustizia. Certo, oggi viviamo in Sicilia il tempo del crocettismo, ma di ciò bisogna lasciare la titolarità all'attuale presidente della Regione. Imitarlo e gareggiare con lui è una colpa senza giustificazioni ed una penalità in più che la nostra Sicilia non merita. Lei se ne è lasciato tentare e ciò ha conferito alla Istituzione che rappresenta una grave debolezza. Peccato», conclude. «Mi dispiace averla turbata - contrattacca Ardizzone -. Confidavo che la nostra interlocuzione fosse riservata, per il grande rispetto del ruolo che lei ha svolto. Non essendo così, mi vedo costretto a replicarLe, mio malgrado, in maniera pubblica», scrive il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, rispondendo a una nota dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani, in merito alla revoca della concessione della Sala Mattarella per un convegno sui diritti dei detenuti ala quale era stato invitato l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. «So perfettamente - continua Ardizzone - che lei al mio posto si sarebbe comportato in modo diverso. Così come penso, invece, che se la stessa provocazione fosse stata fatta agli attuali Presidenti del Senato e della Camera non avrebbero agito diversamente da me. Su certe questioni non c'è terzietà o imparzialità». «Pur essendone il destinatario - prosegue - sono convinto che lei, in realtà, con la sua lettera voglia mandare un messaggio non a me, ma ad altri. A chi? E quale messaggio? Con il rispetto che le è dovuto, Presidente, - conclude - se ha tempo, questa estate, legga l'illuminante libro di Bianca Stancanelli 'La città marcia'».