PALERMO. L'inchiesta di Siracusa sugli appalti per gli asili nido riapre lo scontro politico tra il governatore della Sicilia Rosario Crocetta e i renziani del sottosegretario Davide Faraone. Al centro c'è Giovanni Cafeo, ex capo di gabinetto del sindaco di Siracusa, che è indagato dalla Procura per turbativa d'asta e traffico di influenze illecite. Per due volte Cafeo, che intanto è entrato nella segreteria regionale del Pd, fu a un passo dall'ingresso nel governo Crocetta. Due tentativi non riusciti, però, come raccontano le cronache politiche. Ora Crocetta sostiene che fu proprio lui a opporsi al nome di Cafeo. "Se non avessi tenuto la barra dritta questo governo sarebbe caduto da tempo", dice. "Mi opposi in modo durissimo - riferisce -. La prima volta durante la formazione del governo bis: in quell'occasione fu Davide Faraone a farmi il nome di Cafeo per bilanciare la presenza in giunta di un altro siracusano, ma siccome sapevo dei legami di parentela che aveva con la famiglia Foti (Gino Foti fu un big della Dc, ndr), puntai i piedi e alla fine decisi di nominare Maria Rita Sgarlata. Cafeo mi fu riproposto per la seconda volta durante le trattative per il terzo governo, questa volta a farmi il suo nome fu Giancarlo Garozzo, delegato da Faraone alle trattative. Non cedetti e nominai il giovane Gerratana". E incalza: "Il vero rottamatore in Sicilia sono stato io. Solo io, mi sono opposto ai gruppi di potere, salvando il governo e il Pd". Parole respinte al mittente, dal sindaco Garozzo. "Davvero penoso il presidente di una grande Regione come la Sicilia costretto a raccontare bugie per darsi la credibilità persa con gli atti compiuti in questi anni", replica. "Né io né l'onorevole Faraone abbiamo mai proposto Cafeo per un posto di assessore regionale. È un'affermazione palesemente falsa - attacca - ma siamo ormai da tempo abituati a vedere un presidente, che dovrebbe rappresentare una delle più grandi regioni italiane, strumentalizzare indagini che non lo riguardano, né direttamente né indirettamente, per vestire i panni del moralizzatore". Garozzo va giù anche più duro: "Dell'imbroglio il presidente Crocetta ha fatto una virtù e un'arma politica, ma è una strategia di corto respiro perché il suo fallimento è sotto gli occhi di tutti, a partire dai siciliani che piangono le conseguenze del suo governo. Vero è che Crocetta è un rottamatore. Ma, purtroppo per noi, della Sicilia e non della vecchia politica". Secco anche il commento del presidente del Pd siciliano Giuseppe Bruno: "Le parole di Crocetta puzzano di menzogna e sciacallaggio".