ROMA. «O cambio l'Italia o cambio mestiere». Questo lo «slogan» che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, propone in un colloquio con il Foglio, parlando del referendum costituzionale del prossimo autunno. «Adesso siamo a un bivio : se passa la riforma, finisce il tempo degli inciuci. Se non passa - ribadisce Renzi - torniamo nella palude. E visto che tutti i cittadini dichiarano a parole di non volere la palude, io sono fiducioso che vinceremo bene. Ma se ciò non avvenisse, che resto a fare in politica? Non sono come gli altri, io. Se il referendum andrà male continuerò a seguire la politica come cittadino libero e informato, ma cambierò mestiere». Sottolinea che dalla amministrative non arriverà «nessun segnale politico. Si vota per i sindaci, punto. E si vota con coalizioni diverse, persino tra Roma e Milano»; «non vedo ripercussioni politiche» neanche in campo avversario: «La realtà è che i conti dentro il centrodestra e dentro il Movimento 5 stelle si dovranno fare dopo il referendum, non dopo le amministrative». Dice che «i grillini sono i candidati preferiti dei giornalisti e dei sondaggisti, ma poi arriva la realtà e cambia le carte in tavola. Governano in 17 comuni e in quasi tutti hanno problemi. Che vincano o che perdano questa volta cambierà poco per il direttorio e per gli adepti del guru». Rispondendo sull'arrivo di rifugiati, evidenzia che «non c'è nessuna invasione, checchè ne pensino i professionisti dell'allarme sociale. Il percepito è diverso dalla realtà. Ovviamente però il tetto va messo. Non un tetto burocratico, che sarebbe difficile da far rispettare, ma un tetto sostanziale. Per farlo occorre firmare accordi con i paesi africani e bloccare le partenze».