ROMA. "Vi scrivo mentre sono in volo verso il Giappone per il G7. Molti gli argomenti che la presidenza nipponica ha messo in agenda, in attesa di passare il testimone all'Italia che organizzerà l'appuntamento nel 2017 in Sicilia". Lo annuncia il premier Matteo Renzi nell'e-news mentre è in viaggio per il G7. Lampedusa o Taormina. Quel che è certo è che il G7 del prossimo anno, a guida italiana, sarà in Sicilia. L'obiettivo è dare così anche respiro ad un'isola che sta pagando moltissimo in termini economici e turistici e rilanciare il sud del paese. Il premier vorrebbe in realtà far sbarcare i leader di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna e Canada a Lampedusa, isola simbolo del dramma dei migranti. Un'ipotesi della quale aveva parlato con il sindaco Giusi Nicolini il 25 marzo scorso, durante la sua visita sull'isola. L'idea era la stessa che ha indicato nella newsletter di oggi: "Vorrei che ci fosse posto, al tavolo dei potenti, anche e soprattutto per chi non ha voce". I migranti, appunto. E chi ogni giorno va in loro soccorso. La piccola isola che si affaccia sull'Africa però non avrebbe le strutture necessarie per ospitare i capi di Stato e di governo con i loro staff. E lo stesso aeroporto non sarebbe adatto: la pista non è abbastanza grande per accogliere gli aerei di stato. Renzi non avrebbe abbandonato completamente l'idea di Lampedusa, dove oggi si è consumata l'ennesima tragedia con lo sbarco di una bimba di nove mesi la cui mamma è morta nella traversata, ma avrebbe preparato comunque il 'piano B'. Un'ipotesi della quale il premier ha parlato di recente con il sindaco di Taormina, una cittadina più facilmente raggiungibile, abituata ai grandi eventi, con alberghi prestigiosi adatti ad accogliere i leader mondiali. E di indiscutibile bellezza. In entrambi i casi gli obiettivi rimangono due: tenere alta politicamente, anche attraverso l'annuncio, l'attenzione su uno dei dossier ai quali l'Italia tiene di più proprio mentre a Bruxelles si esamina il 'migration compact' voluto dal premier. E portare avanti la campagna per il mezzogiorno - è di pochi giorni fa la firma del patto per il Sud - mettendolo al centro di uno dei più importanti eventi di politica internazionale, grande occasione di rilancio economico. Considerazioni che hanno portato il premier a rinunciare alla sua Firenze, la prima delle ipotesi messe in campo per il G7. E il sud ha risposto. Con il sindaco di Taormina Eligio Giardina: sarebbe "per noi una sfida da far tremare i polsi - ha detto - ma siamo pronti per strutture alberghiere, storia, tradizione e sicurezza". E gli hanno fatto eco glialbergatori: "Magari! Siamo pronti per tradizione e cultura", ha detto il presidente dell'associazione, Italo Mennella. Soddisfatto anche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, al quale Renzi aveva già parlato dell'ipotesi. "E' un riconoscimento - ha detto il governatore - alla centralità mediterranea della Sicilia, da sempre terra di incontro, dialogo e collaborazione con il Sud del mondo". Di tenore opposto alcune reazioni dalla Sardegna. L'annuncio del premier ha scatenato ad esempio le ire degli indipendentisti per l'uscita di scena definitiva di La Maddalena, candidata dall'isola per ospitare l'incontro dei grandi dopo lo smacco del G8 del 2009, trasferito all'ultimo momento a L'Aquila. L'assessore ai Lavori Pubblici e leader del Partito dei Sardi, Paolo Maninchedda, non usa mezzi termini: "Come avevo detto a suo tempo, censurato da molti, è un dovere dei sardi diffidare delle istituzioni italiane, che ormai non hanno neanche il buon gusto di spiegare le loro ragioni in incontri istituzionali, ma le fanno sovranamente dall'aereo regio", ha attaccato l'esponente della giunta Pigliaru. Decisamente più soft la reazione del governatore: "Come abbiamo detto più volte, a noi interessa che il cantiere di La Maddalena sia tra i primissimi da sbloccare in Italia. Il G7 era stato presentato come un'opportunità per raggiungere l'obiettivo, ma non è certo l'unica", ha detto Pigliaru.