PARMA. Il telefono di Federico Pizzarotti è rimasto sempre acceso ma la telefonata, il chiarimento che lui dice di essere ancora disposto a cercare, non c'è stato. Ora sono nove i giorni a disposizione del sindaco di Parma per tornare all'interno del Movimento 5 Stelle, ma sembra di capire che la rottura sia insanabile. E nella città emiliana l'addio non coinvolgerebbe solo il primo cittadino ma praticamente tutto il gruppo dirigente pentastellato, tranne una piccola frazione che si è già staccata dal sindaco nelle settimane scorse (i consiglieri comunali Nuzzo e Savani). Il gruppo di maggioranza, anche oggi, ha giurato fedeltà al primo cittadino di Parma. «È cambiato il movimento, non noi», tuona la vicesindaco Nicoletta Paci, grillina della prima ora in Emilia. E Pizzarotti ribadisce: «Non mi ritengo fuori dal Movimento. Fra dieci giorni non potrò più usare il simbolo? Non c'è scritto da nessuna parte che deve essermi sottratto - ha replicato Pizzarotti, ospite del Tg di Tv Parma -. Nel Movimento poi ci sono stati tre pesi e due misure: Fucci non ha detto nulla a nessuno e non è stato toccato, Nogarin si è comportato in altro modo e anche in questo caso nessun provvedimento, invece io sono stato sospeso. Noi a Parma, ripeto, siamo compatti e sono sicuro che non ci sarà una sospensione collettiva perchè è il Direttorio che sta sbagliando, che sta tenendo un comportamento irresponsabile. Stiamo valutando come procedere dal punto di vista formale - ha aggiunto -. Difficilmente comunque qualcuno ci potrà ancora chiedere in modo perentorio documenti o atti oltretutto in modo anonimo. In più ad un sindaco che rappresenta una istituzione e dei cittadini. Stiamo comunque valutando come rispondere, anche adducendo che ci sono stati vizi di forma visto che si parla di un regolamento che, a quanto mi risulta, non c'è». Nessun passo indietro nemmeno sull'avere taciuto alla città il suo avviso di garanzia di febbraio, anche se ora, finalmente, quell'atto sarà pubblicato. «Attendo il parere del mio legale ma domani, massimo martedì, pubblicheremo tutto, accompagnato dal parere del mio avvocato - ha precisato -. Perchè non l'ho fatto prima? Perchè ho rispettato l'ordine delle cose. Prima si parla con la Magistratura, poi si valuta se è ammissibile o meno rendere pubblici gli atti. Io non voglio che tutto sia messo in piazza e che alla fine non si capisca nulla. Non mi pento di non averlo fatto prima, perchè dovevo tutelare anche le altre persone coinvolte e perchè, in qualità di indagato, potevo anche non aiutare il regolare svolgimento dell'attività giudiziaria». Intanto l'opposizione a Parma va all'attacco. Assemblea unitaria e richiesta di verifica della maggioranza in Consiglio comunale perchè, sottolinea Nicola Dall'Olio, capogruppo Pd, «la chiarezza su chi ci governa è essenziale»: «Vogliamo sapere chi ci governa. Se è qualcuno che fa parte di un partito, perchè anche i 5 Stelle lo sono, che i cittadini hanno votato o se fa parte di altro». Pizzarotti però replica: «Non chiederò certo di anticipare un Consiglio comunale, non è l'opposizione a stabilire la mia agenda di lavoro. E poi la guida della città è salda. Il Consiglio è fissato per il 24, è confermato in quella data e non c'è motivo di anticiparlo». Ma il 24 Pizzarotti rischia già di essere un ex del Movimento 5 stelle.