ROMA. «Se volete il titolo di oggi è »La maggioranza accelera sulla prescrizione«...». Si conclude così, con il «suggerimento» del capogruppo del Pd in commissione Giustizia del Senato, Giuseppe Lumia, ai cronisti, la lunga giornata di ieri della riforma del processo penale. Una giornata, quella di ieri, che vede scoppiare una sorta di tregua armata all'interno della maggioranza sulla prescrizione. Con il ministro Boschi che vede difficile l'ipotesi di una fiducia sul provvedimento anche se avverte: «qui è più complicato metterla, ma lo valuteremo». Gli esponenti di Ap-Ncd accettano di ripartire dal testo licenziato dalla Camera, quello che contiene l'ormai famoso emendamento Ferranti, cioè la proposta di modifica voluta dalla presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti che prevede un aumento dei tempi di prescrizione per i reati di corruzione. Testo da sempre ostacolato dagli alfaniani che avrebbero preferito invece che si ripartisse dal provvedimento originario del governo che all' inizio conteneva anche il capitolo prescrizione poi stralciato. A far capire ai senatori di Ncd che non si sarebbe potuto ignorare un disegno di legge approvato dall'altra parte del Parlamento sarebbe stato, secondo quanto si apprende nella maggioranza, il presidente del Senato Pietro Grasso che avrebbe consigliato un maggior rispetto di quelle che sono regole e prassi istituzionale. Invito accolto dal capogruppo di Ap-Ncd Renato Schifani che nel pomeriggio si incontra a lungo con il suo omologo del Pd Luigi Zanda. Alla fine, dopo settimane di impasse, la situazione sembra in parte sbloccarsi. Oggi la commissione Giustizia di Palazzo Madama voterà perchè si abbinino alla riforma del processo penale anche i disegni di legge che riguardano la prescrizione. Dopodichè, i relatori Felice Casson e Giuseppe Cucca potranno finalmente presentare il loro testo base (atteso per oggi alle 12) che dovrebbe comprendere anche il tema della prescrizione. «Dopo il passaggio formale del voto di domani», spiega Casson, «sarà possibile farlo». Non si sa se già domani, ma, comunque, «a breve». «L'intenzione - afferma Schifani - è quella di partire dal testo Camera, ma è chiaro che questo potrà essere emendato». Nel Pd si assicura però che sull'emendamento Ferranti non ci sarà alcun passo indietro, soprattutto perchè alla luce delle recenti inchieste giudiziarie sarebbe davvero difficile sostenerlo. Ma un punto di caduta potrebbe esserci: aumentare i termini di prescrizione per i reati di corruzione, non del massimo della pena più la metà, come prevede l'emendamento Ferranti, ma del massimo della pena più un quarto o comunque meno della metà. E ci sarebbe anche disponibilità a rivedere la «tabella» dei tempi di prescrizione per l'appello e il ricorso in Cassazione. Nel testo Camera è di due anni per il secondo grado e di uno per il terzo, ma i tempi potrebbero anche invertirsi come chiede da tempo Ncd. Per quanto riguarda l'altro tema caldo della riforma, la delega al governo sulle intercettazioni, la commissione ascolta 4 Procuratori tra cui quello di Roma, Giuseppe Pignatone, e quello di Torino, Armando Spataro. E quest'ultimo sul punto è chiarissimo: «Per me la delega è troppo generica», andrebbero fatte «ulteriori specificazioni». E in questo clima infuocato tra politica e magistratura è molto probabile che, alla fine, si recepirà la linea espressa nelle direttive diramate dalle 4 Procure interpellate almeno sulla pubblicazione degli «ascolti». Sempre Spataro, infatti, anche su tale aspetto è categorico: la rilevanza penale delle intercettazioni «non potrà essere decisa per legge, ma dovrà essere rilevata dal giudice che procede nel contraddittorio con gli avvocati e il pubblico ministero». L' approvazione dell'intera riforma del processo penale, comunque, non sarà a breve. Nonostante «il ragionevole ottimismo» espresso dal Guardasigilli, Andrea Orlando, che vorrebbe che si arrivasse in tempi brevi ad una soluzione per non far finire «nel nulla» i processi per reati di corruzione.