ROMA. «Tutti i giorni leggo polemiche tra politici e magistrati. Un film già visto per troppi anni». Matteo Renzi non ha gradito l'affondo di Piercamillo Davigo sui politici «che non hanno smesso di rubare», e il giorno dopo l'esternazione del capo del sindacato dei magistrati sceglie toni cortesi ma decisi per rimarcare il suo dissenso. In primo luogo, il premier invita a non fare di tutta l'erba un fascio: «Personalmente ammiro i moltissimi magistrati che cercano di fare bene il loro dovere. E anche i moltissimi politici che provano a fare altrettanto». Poi detta la sua regola aurea: «Il rapporto tra politici e magistrati deve essere molto semplice: il politico rispetta i magistrati e aspetta le sentenze. Il magistrato applica la legge e condanna i colpevoli. Io rispetto i magistrati e aspetto le sentenze». Anche il ministro della Giustizia Orlando fa un appello a fermare lo scontro: I risultati raggiunti con le riforme in atto, dice, «non sono un patrimonio che appartiene al Governo, ma al Paese, per questo dobbiamo evitare di travolgerlo tra le polemiche quotidiane ricercando sinergia e leale collaborazione tra tutti i soggetti della giurisdizione». D'altra parte il governo ha gioco facile, perchè le parole di Davigo non sono state sottoscritte in blocco da tutta la magistratura. Non sono poche, tra le toghe, le voci di chi precisa e corregge. Anche nella stessa Anm. «L'Associazione Nazionale Magistrati - chiarisce il segretario Francesco Minisci - non intende alimentare lo scontro, avendo come unico obiettivo quello del funzionamento del sistema giudiziario. Sarà un interlocutore istituzionale rigoroso e determinato senza fare sconti, ma l'Anm non ha nemici». Il predecessore di Davigo all'Anm Luca Palamara è netto: «La magistratura deve liberarsi dal rischio di essere strumentalizzata, non deve cercare il consenso della piazza». Da qui alle polemiche tra correnti della magistratura il passo è breve. Area, componente di sinistra, si dice «perplessa» per l'intervista di Davigo e osserva che le questioni legate alla corruzione «non possono essere affrontate con generalizzazioni, che non aiutano». Anche la corrente moderata di Magistratura Indipendente fa sapere di non condividere l'analisi di Davigo. In serata arriva la replica di Autonomia e Indipenza, la corrente di cui fino a poco tempo fa l'attuale presidente dell'Anm era leader: «Non è certo Davigo a volere lo scontro. Lo scontro è creato ad arte per spostare l'attenzione dai contenuti, che finalmente i cittadini potrebbero iniziare a comprendere grazie a messaggi chiari ed efficaci». Nei palazzi della politica, il j'accuse dell'ex componente del pool Mani Pulite, suscita diverse critiche e una sola adesione incondizionata: quella del movimento cinque stelle. Il blog di Grillo dedica l'apertura di giornata a Davigo e alle sue parole «sacrosante e condivisibili da tutti i cittadini onesti». «Dalle sue parole è chiaro che il giudice non è contro il governo, è contro i corrotti. Se le cose coincidono la colpa non è di Davigo». Più articolata la posizione della Lega Nord. Al partito di Salvini non dispiace la requisitoria contro i politici ladri, ma non può ammettere generalizzazioni. Spiega Salvini: «Il nuovo presidente dell'Anm Davigo è un piemontese, brava persona, ma se inizi a dire che tanto sono tutti ladri è come se io dicessi che tutti i giudici fanno il loro lavoro. E allora ci sono tanti giudici che fanno molto bene il loro lavoro, alcuni ci hanno anche rimesso la vita, ma ce ne sono altri che non fanno una mazza dalla mattina alla sera». Irritata la reazione di Forza Italia: «Non accettiamo di essere messi in blocco sul banco degli accusati da Davigo» dice Maurizio Gasparri, che sospetta che il magistrato si stia preparando una futura carriera politica. Un invito ad abbassare i toni arriva dalla presidente della Camera laura Boldrini: «tra i poteri dello Stato non debbono esserci scontri, ma piena collaborazione».