ROMA. A tre giorni dal referendum sulle trivelle la politica continua a essere divisa. Da una parte, il premier Matteo Renzi, molti ministri e la maggioranza del Pd schierati a favore dell'astensione e , dall'altra, le opposizioni e la minoranza Dem che promuovono in modo trasversale il diritto-dovere di partecipare alle consultazioni, salvo poi essere divisi, a loro volta, tra favorevoli e contrari per quanto riguarda il merito del quesito referendario. Ad andare alle urne saranno sicuramente i presidenti di Camera e Senato. La numero uno di Montecitorio Laura Boldrini si è detta convinta che in Italia sarebbe giusto "incoraggiare la partecipazione e non certo scoraggiarla. Poi, ognuno vota - ha spiegato - quello che vuole". Anche per il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso il referendum "e' uno strumento popolare, democratico, costituzionale. Quindi io certamente - ha detto - partecipero' alla votazione". E sulla stessa linea dovrebbe assestarsi anche il presidente Sergio Mattarella (anche se il Quirinale ancora non conferma ufficialmente) seguendo la tradizione dei suoi predecessori al Colle. Naturalmente non e' dato sapere quale preferenza esprimera' il Capo dello Stato. Tra le forze schierate in Parlamento, M5S, Lega e Sinistra italiana fanno da giorni campagna per il Sì, mentre la sinistra Dem e Forza Italia sono a favore della partecipazione ma poi al loro interno si diversificano tra favorevoli e contrari. Se infatti Bersani e D'Alema (oltre a Prodi) hanno annunciato il No, Speranza insiste per il sì tanto da aver deciso anche di scrivere una lettera ai militanti invitandoli a "correggere gli errori dei dirigenti". Stessa situazione in campo azzurro: c'è chi come il capogruppo alla Camera Renato Brunetta voterà NO e chi come il governatore della Liguria Giovanni Toti voterà SI'. Fatto sta che raggiungere il quorum non sembra ancora a portata di mano e i sondaggi, secondo quanto viene riferito da alcuni parlamentari, si aggirerebbero intorno al 40%. A sostegno dell'astensione è sceso in campo apertamente d'altro canto lo stesso presidente del Consiglio e la maggioranza dei Democratici. Una posizione sostenuta da gran parte dei ministri: "Seguo le indicazioni del mio partito", fa sapere la ministra Maria Elena Boschi. "Il non voto è una scelta politica", spiega la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Graziano Delrio e Dario Franceschini sono altri ministri pronti a disertare il referendum, insieme ai sottosegretari Luca Lotti e Claudio De Vincenti. Eccezione fa il titolare dell'ambiente Gianluca Galletti, che ha già fatto sapere che andrà votare e voterà no.