ROMA. Con 361 sì e 7 no la Camera ha approvato il ddl Boschi sulla riforma della Costituzione. Non hanno votato i deputati del''opposizione. ROMA. Sono almeno 380 le "poltrone" abrogate dalle riforme Costituzionali, approvate definitivamente dalla Camera e che dovrebbero essere poste al vaglio di un referendum confermativo. Un numero che salirebbe se si tenesse conto i posti legati alle Province, che vengono definitivamente abrogate benché esse, con la riforma Delrio, siano già diventati Enti di secondo livello, privi di un Consiglio. Le prime 315 poltrone ad essere abrogate sono quelle dei senatori, finora eletti a suffragio universale. D'ora in Poi il Senato, anche se manterrà il nome, si trasformerà in una Camera delle Autonomie territoriali: vi siederanno infatti 95 tra sindaci (21) e Consiglieri Regionali (74) che per il lavoro svolto a Roma non avranno diritto a indennità parlamentare, in aggiunta al normale stipendio di amministratori locali. La riforma abroga anche il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, un organismo pensato nel 1948 come "raccordo" tra società civile e Palazzi della politica, un ruolo ridottosi con il passare dei decenni. In esso sedevano 64 Consiglieri, oltre al presidente (l'ultimo è stato Antonio Marzano). Il Consiglio era composto da "10 esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica, dei quali otto nominati dal Presidente della Repubblica e due proposti dal Presidente del Consiglio dei Ministri"; "48 rappresentanti delle categorie produttive, dei quali ventidue rappresentanti dei lavoratori dipendenti, di cui tre in rappresentanza dei dirigenti e quadri pubblici e privati, nove rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni e diciassette rappresentanti delle imprese"; infine "6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni di volontariato, dei quali, rispettivamente, tre designati dall'Osservatorio nazionale dell'associazionismo e tre designati dall'Osservatorio nazionale per il volontariato". Quanto alle 110 Province italiane, una volta dotate di un Consiglio provinciale e una Giunta, sono state già trasformate in via transitoria in Enti di secondo livello, vale a dire solo con uno snello organismo esecutivo formato dai sindaci. Tuttavia le Province erano in Costituzione, inserite nella riforma del 2001, e quindi ogni ulteriore passo ha richiesto la loro cancellazione dalla Carta grazie all'attuale riforma.