PALERMO. Rosario Crocetta ricandidato alle regionali? «Sarebbe da Tso se dicessi di sì», attacca Davide Faraone, strappando gli applausi di parte della folla, a chiusura della tre giorni di Leopolda siciliana, a Palermo, alla presenza del ministro Stefania Giannini. E avverte: «Non chiederemo a Renzi il nome del candidato, anche se giocheremmo in casa. Si faranno le primarie, chi vorrà si potrà candidare liberamente». Il sipario non è ancora calato nelle ex fabbriche Sandro, quando qualcuno avverte al telefono Crocetta, che s'è tenuto a distanza dalla kermesse politica. E lui affida all'ANSA la sua controffensiva. «Capisco il nervosismo di Faraone, la sua leopoldina è stata un flop, tre giorni vuoti, non c'erano i siciliani, ma solo politici e qualche simpatizzante andati lì per timbrare il cartellino». E ancora: «Faraone si crede Renzi, ma io che ci posso fare? Ogni volta che si è candidato in qualcosa ha perso: ha perso le primarie a Palermo, non è stato eletto deputato regionale e solo grazie al listino è approdato a Roma. Stia sereno e non si agiti troppo». Tra i due che non si sono mai amati, con Faraone che nel pieno della crisi alla Regione aveva spinto per il voto anticipato prima dell'accordo sul Crocetta quater, il clima di botto torna rovente. Alle elezioni regionali mancano 18 mesi, ma la campagna elettorale è di fatto aperta, tra l'imbarazzo delle altre anime del Pd che mantengono, per ora, un profilo basso ma anche degli altri alleati. «Se dicessi di andare avanti come se non fosse successo nulla sarei una persona inaffidabile», ha insistito Faraone che lega la permanenza dei renziani in Giunta alla scelta di «costruire il futuro» e per «limitare i danni di chi guida la Sicilia in modo incauto», perchè «tante cose non funzionano: è impensabile che nella Regione col numero più alto di dipendenti i musei rimangano chiusi». «Stiamo lavorando con i nostri assessori» e «da domani cominceremo a girare comune per comune», annuncia il leader dei renziani aprendo la corsa a Palazzo d'Orleans, dopo che ieri aveva anticipato che «uno di noi» sarà candidato a governatore. Non chiederà indicazioni a Renzi, «dobbiamo avere l'ambizione, almeno una volta, di non chiedere a qualcuno di darci una mano: è possibile costruire le condizioni per vincere le regionali per merito nostro?». Un fuga in avanti che rianima il governatore, in corsa per il secondo mandato. «Sono pronto a dare battaglia in prima linea, sapendo che quelli che avrebbero dovuto collaborare hanno cercato di impedire il risanamento e che alla fine nel bilancio complessivo lealtà, trasparenza e coraggio saranno gli elementi più importanti che prevarranno nei giudizi della gente», replica. E contrattacca: «Trovo singolare le accuse al governo regionale da chi è sempre stato nel mio governo e che in questa fase ha tre assessori su 12 in posti chiave come l'Economia, la Sanità e l'Energia». «Chi non vuol partecipare al governo», ragiona Crocetta, «dovrebbe per lo meno ritirare la propria delegazione dalla Giunta per consultazioni». «Ma non pongo la questione e non la pongo nemmeno agli assessori, designati sì dai partiti, ma con l'obbligo morale di lealtà al presidente; so che alcuni di loro sono leali, chi non lo è ne tragga le conclusioni», rincara. «Io continuerò a lavorare per l'unità del Pd e della coalizione e soprattutto per la Sicilia che si sta liberando da un passato di sprechi e di malaffare, non ho paura e non temo il giudizio del popolo siciliano». E Faraone? «L'unico incarico presidenziale al quale può aspirare il buon Davide, è quello di presidente della Leopoldina sicula flop...».