ROMA. Il bonus di 80 euro al mese potrebbe estendersi anche ai pensionati con redditi da pensione inferiori al trattamento minimo: il presidente del Consiglio, Matteo Renzi oggi rispondendo alle domande dei cittadini sui social, tornando su un argomento già trattato nel 2014, ha annunciato che è allo studio un provvedimento «per allargare gli 80 euro a chi prende la pensione minima», anche se, avverte, il Governo dovrà valutare se ci sono i margini per farlo. La misura, sulla cui equità comunque emergono dubbi fra gli esperti, dato che andrebbe a dare vantaggi a pensionati che hanno versato pochi contributi e che spesso già hanno integrazioni al minimo, dovrebbe riguardare almeno due milioni di persone. Tanti sono infatti, secondo i dati del Casellario dei pensionati 2014 dell'Inps, coloro che hanno redditi da pensione inferiori ai 500 euro al mese (il trattamento minimo è fissato per il 2015 a 502 euro). Ma la platea di riferimento potrebbe essere molto più vasta se si guarda anche a coloro che hanno più di 500 euro al mese, ma sono comunque sotto i 580 euro e quindi avrebbero comunque diritto a una parte dell'integrazione. La spesa necessaria a questo intervento sarebbe comunque superiore ai due miliardi annui (se si considera che 80 euro al mese per 13 mensilità significa 1.040 euro annui per oltre due milioni di persone). «L'operazione - spiega Giuliano Cazzola esperto di previdenza - sa tanto di misura di carattere elettorale, come quella che fu compiuta - con risultati utili nelle urne - prima delle elezioni europee. Non è detto però che la storia si ripeta allo stesso modo. Rimane una domanda: ammesso e non concesso che il Governo riesca a reperire le risorse necessarie, non varrebbe la pena di destinarle a provvedimenti di carattere strutturale anche in materia di pensioni, piuttosto che intervenire su trattamenti già integrati dalla fiscalità generale con il rischio di farli diventare più elevati di assegni percepiti da persone che hanno lavorato e versato i contributi?». Parlando di interventi strutturali, il Governo ha anche allo studio, sempre secondo quanto annunciato oggi dal premier, misure sulla flessibilità verso il pensionamento, 'ammorbidendò l'innalzamento dell'età previsto dalla riforma Fornero. Ma l'intervento, ha precisato Renzi, dovrebbe mantenere «i conti in pareggio» e quindi prevedere penalizzazioni per chi decide di uscire in anticipo. La misura potrebbe prevedere anche un ricalcolo contributivo delle pensioni come ad esempio è previsto nell'«opzione donna» estesa nella legge di stabilità per l'anno in corso. «È stata aumentata l'età pensionabile - ha detto Renzi - con un salto molto forte per le conseguenze della legge Fornero. Noi stiamo studiando un meccanismo che, mantenendo i conti in pareggio, consenta la flessibilità in uscita ma è un tema delicato e lo annunceremo solo quando avremo i numeri a posto».