ROMA. Per i quattro italiani rapiti in Libia «non è stato pagato alcun riscatto». Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'informativa nell'aula del Senato.
Nel sequestro dei 4 italiani in Libia «non sono mai emersi elementi di riconducibilità di formazioni di Daesh in Libia. Non è mai giunta alcuna rivendicazione. L'ipotesi più accreditata è quella di un gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e Sabrata. Il sequestro e le modalità penose del rientro dei nostri connazionali ripropone all'attenzione la pericolosità e la criticità della situazione in Libia.
«La ricerca della verità» sul sequestro dei 4 italiani in Libia «è doverosa, vede impegnata la procura di Roma e il Parlamento giustamente la esige». Ed «è in circostanze come queste che il Parlamento è chiamato a mostrare il volto di un'Italia coesa che si stringe attorno alle famiglie delle vittime. Un grande Paese si comporta così, lasciandosi alle spalle bagarre e contrapposizioni di parte».
«Il Parlamento deve interrogarsi quale sia il nostro interesse nazionale, e cioè quello di evitare che
il processo di disgregazione in atto prosegua o addirittura si acceleri, evitare il collasso della Libia che trasformerebbe Paese in una polveriera», ha continuato il ministro.
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