Lunedì 18 Novembre 2024

Primarie: Salvini non molla, ma Berlusconi blinda Bertolaso

ROMA. Prova di forza tra Matteo Salvini che non molla sulle primarie per Roma mettendo nell'angolo Guido Bertolaso, e Silvio Berlusconi che invece «conferma e assicura» che l'ex responsabile della protezione civile sarà il candidato della Capitale per tutto il centrodestra, «l'unico in grado di diventare sindaco e di togliere Roma dal degrado», ha sottolineato il Cavaliere. E al cui confronto «gli altri candidati fanno ridere». «Alleati o non alleati - ha alzato la voce Berlusconi - Bertolaso non si ritirerà ed è l'unico che noi vogliamo proporre ai romani per risolvere i loro problemi». «Spero che Salvini si convinca perchè anche lui con la Meloni aveva chiesto a Bertolaso di candidarsi». Intanto Salvini conduce la sua battaglia romana. Fa dell'ironia («se i romani chiamano me vuol dire che stanno messi male...») ma crederci, ci crede. Il leader leghista vuole tingere di verde-Lega le elezioni per il sindaco di Roma. Vede più di una breccia nel centrodestra spezzettato, e il grimaldello si chiamano Primarie. «Siamo qui per vincere a Roma, avere candidati che perdono non mi appassiona», mette in chiaro, e Guido Bertolaso, sostenuto da FI e da Fratelli d'Italia, è evidentemente un perdente, «non è la candidatura migliore alla luce di quello che ha detto» sui rom e sulla sua simpatia per Francesco Rutelli. Per cui «ci vuole una candidatura seria e unitaria» e ci si arriva con le Primarie, che «si possono fare entro Pasqua». Certo, «se si candidasse la Meloni» il leader del Carroccio la sosterrebbe, ha buon gioco a dire, ma Meloni come è noto è incinta, e «il bimbo prima di tutto». Per di più Bertolaso, prima e più che quello di 'Giorgià, è il candidato di Silvio Berlusconi. E il Cav continua a non gradire le «sparate» di Salvini contro Bertolaso ritenendolo l'unico candidato possibile del centrodestra a Roma. Salvini è sleale - è il ragionamento che continua a fare l'ex premier - perchè tradisce un patto che abbiamo preso insieme anche alla Meloni. Il Cavaliere è atteso domani alla convention organizzata da Antonio Tajani, motivo per il quale avrebbe rinviato l'operazione ad un occhio fissata da tempo. Berlusconi tornerà a parlare in pubblico ma molto probabilmente lo farà con un collegamento telefonico. Sul piede di guerra anche Giorgia Meloni. La leader di Fratelli d'Italia è pronta a sostenere le primarie come chiede Salvini a patto che si facciano in tutte le città (Milano esclusa) in cui i candidati non sono stati ancora scelti. Tra queste anche Bologna e Novarà dove il Carroccio vuole il sostegno degli altri partiti ad un proprio candidato. La Meloni continua ad essere vista come l'unica 'via d'uscità per sbrogliare la matassa ecco perchè il pressing per una sia discesa in campo non accenna a diminuire. L'ipotesi però viene considerata dalla diretta interessata come extrema ratio con la consapevolezza delle difficoltà di affrontare in gravidanza la campagna elettorale. C'è da considerare poi che Fdi, di fronte all'ipotesi che Salvini sfili ufficialmente il suo appoggio a Bertolaso, possa decidere di correre in modo autonomo con un suo candidato. Respinta al mittente anche l'idea di sostenere Irene Pivetti, candidato che non dispiace ad una parte del carroccio: «la lega non può imporre una candidatura lombarda per la Capitale e gradita ai cinesi», è il refrain che circola nel partito. A quel punto poi sarebbe rimessa in discussione l'alleanza anche nelle altre regioni chiamate al voto. E mentre Francesco Storace, leader e candidato sindaco de La Destra, continua a insistere sulla necessità delle primarie Salvini batte il territorio. A Roma magari non entrerà (subito) con la ruspa ma «in punta di piedi», e pare assodato che una testa di ponte già c'è. Si trova a piazza Malatesta, Torpignattara, dove la scorsa settimana uno dei banchetti di 'Noi con Salvinì è stato assaltato durante le cosiddette 'primarie leghistè. La trova blindata: da una parte il banchetto, dall'altra un centinaio di manifestanti «in presidio antifascista» con striscioni, cori e uova. «I soliti sfigati dei centri sociali - li liquida - per loro un sorriso, compassione, e una ruspetta. Roma? È messa peggio di altre città, è stata male amministrata. È sette volte Milano, ma a noi piacciono le sfide complicate. Mi hanno chiesto di candidarmi» rivela, ma il suo «sogno» è amministrare il capoluogo lombardo. In campo, nella Capitale, c'è invece l'ex presidente della Camera leghista Irene Pivetti: «Sarebbe bello se il prossimo sindaco fosse donna - ha detto oggi - Ruspe nei campi rom? Il problema va risolto, sono d'accordo col principio ma non col metodo».

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