Primo sì alle unioni civili, al Senato fiducia con 173 voti. Renzi esulta: ha vinto l'amore
ROMA. La maggioranza tiene. Ala vota a sostegno del governo. E' il responso del voto di fiducia posto da Matteo Renzi sul ddl Cirinnà per le unioni civili. Il governo ottiene 173 voti, ovvero 12 in più della teorica maggioranza assoluta del Senato, a quota 161. Un bottino non indifferente che, però, espone il Pd alle critiche delle opposizioni, secondo le quali i 18 voti a favore espressi oggi dal gruppo dei verdiniani sono ormai indispensabili per la tenuta dell'esecutivo. Tesi che i dem respingono con fermezza: quelli di Ala, sottolineano, sono voti "aggiuntivi" e non determinanti. Nel dettaglio, oggi, il Pd ha ottenuto 108 dei 111 voti sui quali può normalmente contare. Gli unici mancanti sono quelli dei senatori Felice Casson, Luigi Manconi e Sergio Zavoli (quet'ultimo per motivi di salute). Manconi ha annunciato la propria defezione - ma solo sul provvedimento - in quanto non condivide "lo spirito" del testo approvato dai suoi colleghi. Sulla stessa linea d'onda il collega Casson: "Non partecipo al voto sulle unioni civili perché non condivido la soluzione trovata né politicamente, né costituzionalmente", ha dichiarato prima del voto. Dei 32 parlamentari di Ap, 26 hanno votato a favore. Sei gli assenti: Albertini, Di Biagio, Esposito, Formigoni, Marinello e Sacconi, tutti contrari alle unioni civili. Quattro voti a favore del governo arrivano dal gruppo dei 15 senatori di Grandi Autonomie e Libertà: si tratta di Paolo Naccarato, Michelino Davico, Riccardo Villari (in predicato di passare a Ala) e del sottosegretario all'istruzione Angela D'Onghia. Dodici voti arrivano dal gruppo "Per le Autonomie", composto da 19 senatori (tra i sì quello dell'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano). Sempre nel gruppo delle Autonomie sono sette quelli che non votano (tra questi il sottosegretario Riccardo Nencini, assente per motivi personali e non politici). Altri cinque voti per il governo appartengono al gruppo Misto: il sottosegretario Benedetto Della Vedova, i parlamentari Alessandra Bencini, Maurizio Romani di Italia dei Valori, l'ex grillina Serenella Fucksia e il senatore a vita Mario Monti. A conti fatti la maggioranza di governo, oggi, si sarebbe assestata a 155 voti. Il provvedimento sarebbe passato in ogni caso in quanto il quorum era di soli 123 voti a favore. I voti contrari sono stati 71: Lega, Fi e Sel. All'appello mancano i 35 voti contrari alla fiducia del M5S: oggi i pentastellati sono usciti dall'Aula per sottolineare la loro opposizione nei confronti dell'esecutivo e non del provvedimento. Il contributo di 18 voti favorevoli di Ala ha comunque permesso a Renzi di superare la soglia psicologica (decisiva solo nel caso di votazioni con la richiesta di maggioranza assoluta) di 161 voti.