PALERMO. "Una babele totale: o c'è qualcosa che non funziona o il governo non ha una maggioranza. E' la conferma che i Palazzi della politica sono lontani dagli interessi dei siciliani". Così l'amministratore unico di Sicilia E-Servizi Antonio Ingroia, commenta l'ok dell'Ars alla norma della finanziaria che consente alla Regione di affidare anche ai privati i servizi informatici, finora gestiti in house dalla partecipata Sicilia-E servizi. Per l'ex pm si tratta di "un passo indietro, perché smentisce la legge di riordino sulle partecipate e rappresenta un passo avanti verso la speculazione". "Quella norma non c'entra nulla con la finanziaria - aggiunge - modifica la legge istitutiva di Sicilia E-Servizi. Ieri ho lanciato un appello a governo e Parlamento per una scelta di campo: andare nella direzione della legalità e sviluppo con la nuova Sicilia E-servizi, che in questi due anni ha perseguito risparmi fino al 500% o aprire alla speculazione selvaggia del libero mercato in un momento in cui ci sono 400 milioni di euro di risorse Ue". "Prendo atto - conclude - che la maggioranza apre alla liberalizzazione selvaggia". "Ringrazio il presidente Crocetta che ha provato a porre un argine a questa deriva con la presentazione di un emendamento, ma ritengo che questa non sia una sua sconfitta ma una vittoria delle lobbies affaristiche", dice ancora Ingroia. "Il voto della politica non ha fatto altro che l'atto finale della loro rivincita nei confronti della legalità - aggiunge - Non è un caso che l'assessore all'Economia Baccei, che contraddicendo la volontà del presidente della Regione ha lasciato libertà di voto sull'emendamento che di fatto chiude Sicilia E-Servizi, avesse stretti rapporti professionali con l'ex socio privato di Sicilia E-Servizi in una situazione di confitto di interessi clamorosa". L'assessore Baccei replica: "Ho lasciato Accenture, che ai tempi si chiamava Andersen consulting, nel 1997 e da allora non ho più avuto alcun rapporto".