ROMA. In Siria non c'è «soluzione puramente militare». Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che sottolinea: «C'è stata una presa di responsabilità della comunità internazionale, che in un momento di stallo dei negoziati, avviati e sospesi a Ginevra, ha assunto su di sè il compito di dare una spinta a tradurre in pratica accordi già presi, verificando con le parti internazionali e regionali le condizioni per far cessare le ostilità e sbloccare l'accesso agli aiuti umanitari. Serviva che tutti, da Stati Uniti e Russia fino a Turchia e Arabia Saudita, si impegnassero in tal senso. Lo abbiamo fatto giovedì notte con la creazione di due task force».
Per Mogherini è «prematuro parlare di successo», ma l'incontro del Gruppo internazionale di supporto sulla Siria «non è stato un fallimento», anzi. «Credo che sarà più facile, anche se non scontato, far arrivare l'aiuto umanitario. Quanto al cessate il fuoco è più problematico ma non sono del tutto pessimista», sottolinea.
Il compito più difficile, aggiunge, è quello della task force per la tregua, «che comporta un coordinamento politico e militare tra i principali attori sul terreno per fissare le modalità del cessate il fuoco, quindi identificare i target da evitare e le linee di demarcazione sul territorio». Mogherini interviene anche sulla linea dell'Italia in Europa. Il nostro Paese, afferma, «ha capito benissimo che per salvare il processo di integrazione c'è bisogno di cambiare la nostra Unione. In questo anno e mezzo di lavoro in Commissione e in Consiglio ho visto un'Italia protagonista di battaglie forti e importanti non a beneficio suo ma di tutta l'Europa». L'Alto rappresentante cita due esempi su tutti: la flessibilità e l'immigrazione. Con il premier Matteo Renzi, aggiunge, «abbiamo ruoli istituzionali diversi e possiamo avere stili diversi», dice, «ma non c'è una diversa visione politica. Gli obiettivi sono gli stessi».
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