PALERMO. Un controllo minuzioso, una per una, delle tessere rilasciate ai nuovi iscritti al Pd in Sicilia per verificare se ci siano 'infiltrati cuffariani' il cui scopo sarebbe quello di scalare il partito o di perseguire interessi di blocchi di potere. L'ordine è partito dal segretario del Pd in Sicilia, Fausto Raciti, che ha convocato i garanti provinciali e quello regionale per spulciare le nuove adesioni, congelando il tesseramento. Una scelta contestata dai renziani ma anche da Areadem. Di certo, lo spettro di Cuffaro e dei suoi fedelissimi ha riaperto l'eterno scontro tra correnti in Sicilia, arrivando a Roma. E' bastato all'ex governatore sostenere che una parte di quel consenso di quasi 2 milioni di voti che riceveva negli anni d'oro, prima di finire nel carcere dove ha scontato una condanna per favoreggiamento alla mafia, sia confluito nel partito di Renzi a scatenare la bufera politica. Da un lato i renziani, che lavorano da tempo per allargare il partito anche a chi proviene da esperienze politiche differenti, dall'altro giovani turchi, ex cuperliani e nostalgici ex Pds-Ds. Per Raciti "allargare un partito significa non mischiare acqua e olio ma spingere persone di provenienze diverse a riconoscersi in un'identità e un progetto comune". E "questo sforzo può avere successo se sappiamo chi siamo e dove vogliamo andare, ma un'altra cosa sono i casi, nel tesseramento del Pd, che destano sospetti: allora è mio dovere chiedere che gli organi deputati a fare chiarezza la facciano". "Mi aspetto che in questa sua azione a tutela del Pd venga sostenuto con forza dalla segreteria nazionale", dice Francesco Verducci, coordinatore di 'Rifare l'Italia', perché "c'è qualche spregiudicato che con metodi opachi vuole fare del Pd un mero contenitore di tessere avulso da un vero impegno politico". Per Andrea Orlando "la battaglia di Raciti è un elemento che dobbiamo leggere come un riferimento più generale" e "nelle prossime settimane, dobbiamo esprimere maggior nettezza, maggior chiarezza e la capacità di dare un senso di vicinanza e di protezione a chi, come Fausto, quelle battaglie le sta conducendo". Secondo il presidente del Pd siciliano, Giuseppe Bruno, la polemica è "la conferma di come in Sicilia il cambiamento di Renzi faccia paura e si stia cercando di restaurare il vecchio sistema consociativo", aggiungendo che "il tesseramento" è stato "libero e aperto a tutti". "Guarda caso - afferma il renziano Bruno - adesso Raciti e compagni essendosi resi conto di essere netta minoranza provano a bloccare le iscrizioni immaginando magari di poter anche dare la patente di moralità a tante donne e uomini che hanno deciso liberamente di aderire al partito".