ROMA. Il «reddito di inclusione sociale» calcolato in 320 euro mensili a favore dei cittadini che vivono in condizioni di povertà «avrà una durata permanente» in quanto «il nostro Paese deve avere strutturalmente uno strumento che intervenga rispetto a chi è in situazioni di povertà». Lo sostiene il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, che a margine di un convegno a Milano ha indicato come «il nuovo strumento da 320 euro al mese deriva dal Sia (Sostegno di inclusione attiva) che abbiamo avviato nel 2015 in 12 grandi città italiane». Si tratta di una misura che riguarderà circa un milione di italiani. «Prevediamo - spiega Poletti - un intervento universalistico che si rivolga a tutti i cittadini in condizione di povertà per produrre le condizioni per farli vivere dignitosamente». Poletti chiarisce che «l'intervento si articola in un sostegno al reddito vincolato e condizionato ad un accordo tra il cittadino e la comunità locale che ha l'onere di prenderlo in carico». Un accordo con il quale il cittadino «si impegna ad entrare in un determinato percorso, mandando i figli a scuola, accettando i lavori che gli vengono proposti e la eventuale formazione professionale». Il ministro sottolinea come «il percorso di aiuto sarà costruito a livello territoriale partendo dalle specifiche condizioni in cui si trova chi vi ricorre». Soprattutto «è un reddito di inclusione sociale le cui risorse sono quelle previste dalla Legge di Stabilità, a cui aggiungiamo quelle del Sia dell'anno precedente, estendendolo in questo modo a tutti mentre il Parlamento approverà la legge delega per il nuovo strumento». Il ricorso al voucher per le prestazioni lavorative estemporanee è diventato un «boom un po' sospetto che stiamo monitorando». Lo afferma il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, secondo il quale «cominciamo già ad avere un po' di idee» in quanto «è scoppiato nel 2012 in corrispondenza della legge Fornero che ha ampliato a tutti i settori l'utilizzabilità del voucher». «Stiamo lavorando con l'Inps - aggiunge Poletti - per fare un monitoraggio puntuale di queste situazioni e sulla base dei dati che avremo a disposizione, se è necessario, interverremo perchè non vogliamo assolutamente che il voucher diventi uno strumento di distorsione del mercato del lavoro». «Lavoriamo - conclude - per la stabilizzazione, non per la precarizzazione».