ROMA. «L'equiparazione in corso tra matrimonio e unioni civili - con l'introduzione di un'alternativa alla famiglia - è stata affrontata all'interno della più ampia preoccupazione per la mutazione culturale che attraversa l'Occidente». Così la Cei a conclusione del Consiglio episcopale. Negli interventi «si è espressa la consapevolezza della missione ecclesiale di dover annunciare il vangelo del matrimonio e della famiglia, difendendo l'identità della sua figura naturale, i cui tratti sono recepiti nella stessa Carta costituzionale». Nel comunicato finale del Consiglio episcopale permanente, svoltosi a Roma da lunedì a mercoledì scorsi, la Cei spiega che «le difficoltà e le prove della famiglia - e insieme la sua bellezza, centralità e unicità - sono state ampiamente sottolineate dai Vescovi, a ripresa e approfondimento dei contenuti offerti nella prolusione del Card. Bagnasco», ricordando, tra l'altro, «l'identità propria e unica dell'istituto matrimoniale» e «la richiesta di politiche familiari consistenti ed efficaci». «Sul piano delle nuove povertà - viene spiegato -, il Consiglio Permanente si è fatto interprete di una Chiesa vicina alla gente, della quale non ha esitato a farsi voce: ecco le famiglie che faticano ad arrivare a fine mese, molte delle quali si trovano a non saper soddisfare nemmeno i bisogni primari; ecco la piaga della disoccupazione, per affrontare la quale non bastano i richiami alla solidarietà, ma serve una nuova, forte imprenditorialità e un welfare di comunità; ecco la preoccupazione per l'inverno demografico, la richiesta di maggior sostegno per i diritti dei figli - a partire dal concepimento - e la denuncia per l'assenza di politiche familiari efficaci». Nel comunicato finale, come del resto già nella prolusione del card. Bagnasco, non si fa menzione del «Family Day» contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili, organizzato per domani a Roma dalle organizzazioni del laicato cattolico.