ROMA. «Per ora il Trattato è salvo, ma il diritto di libera circolazione rimane fortemente sotto attacco» e se non caleranno i flussi migratori «c'è il rischio che salti tutto». A dirlo è il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un'intervista al Messaggero in riferimento al trattato di Schengen. «La circolazione - afferma - deve essere libera e deve essere anche sicura, e il modo per conciliare queste due cose è un rafforzamento dei controlli alla frontiera esterna», con un presidio ai «confini dell'Unione europea, anche con corpi di guardia di frontiera europei», ma «per realizzarlo servono iniziative».
Alfano mette poi in luce un'altra questione, quella dei rimpatri, che «può far saltare tutto»: «siccome i soggetti da rimpatriare secondo l'indicazione europea devono stare nei centri chiusi, quindi in un circuito da cui non possano uscire, se non funzionano si accumuleranno anno dopo anno i soggetti da rimpatriare e da trattenere nei centri. Si rischiano numeri grossi». Per questo punta a «un'alleanza di stati che sostenga la revisione di Dublino. Ma una revisione che sia radicale». Nell'immediato occorre, a suo avviso, «stringere patti importanti con la Turchia proprio per tentare di far diminuire il flusso dei profughi» e «sostenere la Grecia nel presidiare quella frontiera».
«Dopo di che bisogna rimettere in campo varie situazioni»: «è insostenibile» che i governi non abbiano rispettato la decisione presa ad aprile scorso su «hotspot, ricollocamenti e rimpatri. Stanno procedendo solo gli hotspot, tutto il resto non ha proprio funzionato». Solo 331 ricollocamenti sui 160 mila che dovevano essere trasferiti dall'Italia e dalla Grecia, sono «numeri da condominio, qualcosa di veramente deludente. L'idea della redistribuzione era giusta, ma non ha funzionato».
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