ROMA. La Cgil dice no all'inasprimento delle regole sul licenziamento disciplinare nella pubblica amministrazione spiegando che le leggi per allontanare i 'furbettì in caso di violazioni gravi «già ci sono». Le regole sul licenziamento dei lavoratori che violano le regole - ha spiegato il segretario generale, Susanna Camusso, a margine della presentazione della Carta dei diritti universali del lavoro sulla quale da oggi si esprimeranno gli iscritti al sindacato «ci sono già». Il Governo piuttosto che metterne a punto altre dovrebbe spiegare perchè non funzionano - ha aggiunto «sennò è propaganda». Il Governo ha annunciato nei giorni scorsi l'approvazione già mercoledì di nuove norme che consentano la sospensione senza stipendio del dipendente sorpreso 'in flagranzà a commettere violazioni gravi in sole 48 ore. Al momento il termine per contestare l'illecito nel pubblico impiego è di 20 giorni mentre il lavoratore ha tempo 10 giorni per difendersi dalla contestazione (prorogabile di altri 10) e il procedimento deve concludersi entro 60 giorni dalla contestazione.
Il Governo vuole stringere i tempi ed è probabile che dopo le 48 ore di sospensione «cautelare» senza stipendio lasci al lavoratore, in caso di prove inequivocabili dell'illecito, solo 5 giorni per difendersi come prevede la legge. Mentre si apre un nuovo fronte di scontro con il Governo la Cgil lancia la sfida per un nuovo Statuto dei lavoratori non rivolto solo ai dipendenti ma a tutte le persone che lavorano. Oggi parte la consultazione degli iscritti della Cgil sulla 'Carta dei dirittì che dovrebbe tradursi in tempi brevi in una proposta di legge per «ricostruire» il diritto del lavoro dopo un lungo periodo di «destrutturazione» delle tutele dei lavoratori. Al momento invece non c'è l'intenzione di mettere in campo un referendum per l'abrogazione del Jobs act mentre si discute sulla possibilità di lavorare a singoli quesiti referendari di abrogazione su norme come quelle che consentono ai contratti la deroga «in peius». Il nuovo Statuto dei lavoratori è composto di tre parti: principi universali; norme che danno efficacia generale alla contrattazione e codificazione della rappresentanza; riscrittura dei contratti di lavoro. Oltre al diritto al lavoro, diritto al riposo, alla non discriminazione , ai saperi e a un compenso «equo e proporzionato», la Cgil chiede di rivedere le norme sui licenziamenti disciplinari ingiustificati reintroducendo la sanzione per l'impresa del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento giudicato illegittimo e estendendo la sanzione anche alle imprese che hanno meno di 15 dipendenti. Per quelle con meno di cinque dipendenti - secondo la Carta messa a punto dalla Cgil - il giudice dovrebbe disporre una soluzione «equa e ragionevolè nel caso non ci siano le condizioni per il reintegro.
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