Lunedì 23 Dicembre 2024

Referendum su riforme costituzionali, Renzi: parola agli italiani

Il premier Matteo Renzi

ROMA. «Il 2016 si annuncia molto complicato a livello internazionale», ma l'Italia oggi «è più stabile politicamente» e potrà quindi affrontare con fiducia tutte le sfide a partire dal referendum costituzionale di ottobre nel quale «gli italiani decideranno» se il ddl Boschi che abolisce il bicameralismo perfetto «andrà bene o no». Lo scrive Matteo Renzi nella prima e-news agli iscritti del Pd del 2016, in cui indica anche alcune priorità nell'agenda politica di gennaio tra le quali non compaiono le unioni civili da lui citate, invece, nella Conferenza di fine anno il 29 dicembre scorso. Il premier annuncia anche di voler essere in Aula per rispondere alla mozione di sfiducia presentata contro il governo sul caso banche. «Martedì 19 gennaio mi presenterò personalmente per illustrare nel dettaglio che cosa abbiamo fatto sino ad oggi e cosa intendiamo fare», afferma, gettando il guanto di sfida: «Per rispetto a deputati e cittadini parleremo con molta chiarezza e determinazione». Nella sua Enews, Renzi parte dalla cornice internazionale, con un 2016 che «si annuncia molto complicato» per il «quadro globale frastagliato» e per le «tensioni vicino a casa nostra». «L'Italia c'è - dice - e farà la sua parte» insieme «agli alleati». Ma anche il quadro europeo è complicato: «La crisi dei migranti, lo stallo delle elezioni spagnole, le tensioni per le nuove leggi polacche, il referendum inglese, il post-emergenza greco, l'ondata populista lepenista in Francia». E rivolgendosi più a Juncker e Dijsselbloem che agli iscritti del Pd, Renzi chiosa: «Davvero pensiamo che il problema sia lo 0,1% di flessibilità in più o in meno dell'Italia?». Per questo il premier smentisce «le dotte dissertazioni sulla possibile rottura con Bruxelles»: «Non scherziamo, amici - scrive - l' Italia non va in Europa a battere i pugni sul tavolo: al massimo alza la mano e fa qualche domanda» come all'ultimo Consiglio Ue. Renzi, intanto, già rivendica i buoni risultati interni sul fronte economico e occupazionale negando che derivino da «fattori esterni». Il merito, ribadisce, è delle riforme, come il Jobs act, che «se fatte bene, servono». E lo dimostra il fatto che mentre lo spread dell'Italia è diminuito quello della Spagna è salito. Ciò è accaduto perchè «l'Italia oggi è più stabile e ha fatto le riforme». Dunque «è più credibile». E qui il premier torna a «punzecchiare» la stampa che non si è comportata come lui avrebbe voluto, dando spazio ai «gufi» presenti nelle slide della Conferenza di fine anno, anzichè «ai risultati ottenuti dal governo». «Sarebbe fantastico», aggiunge, se i media si comportassero diversamente. Ma al di là di questo, il 2016 può segnare un aumento della credibilità del Paese se andranno in porto altre riforme come quella costituzionale lunedì al voto della Camera. Dopo la rapida seconda lettura conforme di Senato e Camera «a ottobre ragionevolmente ci sarà il referendum finale - avverte - e saranno semplicemente gli italiani e nessun altro a decidere se il nostro progetto va bene o no». Il «nostro progetto», sottolinea, con i sì che serviranno a legittimare la sua azione di governo come aveva già detto alla Conferenza di fine anno. La riforma è la prima delle 10 priorità di gennaio che Renzi indica («di cui leggete poco o niente sui media tradizionali», aggiunge polemicamente). Tra queste: l'approvazione di alcune leggi come il codice degli appalti o la presentazione della candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Mancano invece le unioni civili, dal 26 in Aula al Senato e non si fa più alcun cenno alla depenalizzazione del reato di clandestinità. Nell' annunciare la Direzione del Pd, il 22 gennaio, all'odg non ci sono, infatti, le unioni civili, bensì le amministrative e un' iniziativa sulla formazione politica rivolta a 300 giovani. Nell'e-news il premier annuncia anche «un paio di progetti di grande importanza che alcuni player economici globali intendono realizzare in Italia» perchè «il meglio deve ancora venire».

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