ROMA. L'Italia non è più nelle secche, la ripartenza è un dato concreto. Nell'anticipazione della sua enews Matteo Renzi rivendica l'azione del suo governo e si 'prepara', idealmente, ad un 2016 che, tra l'appuntamento delle amministrative, il referendum sulle riforme e il delicato rapporto con l'Europa, si preannuncia decisivo. E non a caso il premier, intervenendo alla fine di un dicembre segnato dal caso banche, ricorda i «tantissimi dossier impantanati da anni» e sbloccati nel 2015. «Non significa che abbiamo fatto tutto bene o che non c'è altro da fare. Ma la verità è che l'Italia non è più incagliata nelle secche, e la svolta in questo 2015 c'è stata», rilancia il premier. Parole che fanno quasi da 'apripista' ad un inizio 2016 certamente in salita per l'attività parlamentare, sulla quale, al Senato, ha fatto da poco irruzione il delicatissimo ddl del Pd per l'istituzione di una commissione bicamerale d'inchiesta sulla vigilanza del sistema bancario e sulla quale è altissima l'attenzione di partiti e istituzioni. Ma al di là del caso banche, sono diversi i dossier-chiave ai quali il Parlamento, con la ripresa in gennaio, dovrà metter mano. Su tutti, spicca il ddl unioni civili sul quale, dopo settimane di scontri, Pd e Ap sono ben lontani dal trovare un punto di caduta, divisi da quella stepchild adoption che semina dubbi anche tra i Dem. Non a caso, il Pd ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc, costituito da parlamentari di diverse sensibilità, per mettere nero su bianco alcuni emendamenti condivisi. Il termine per la loro presentazione è il 22 gennaio: dopo 4 giorni comincerà la discussione nell'Aula del Senato, con l'ipotesi di un ok con una maggioranza inedita Pd-M5S-Sinistra Italiana. A Palazzo Madama, nel 2016, riemergerà poi la riforma dello ius soli 'temperato', approvata alla Camera il 13 ottobre. Legge che permetterà ai minori nati in Italia e figli di genitori stranieri di richiedere (con rigidi requisiti) la cittadinanza italiana ma sulla quale pende, oltre alla violenta protesta della Lega, un contesto internazionale segnato dall'allerta terrorismo. E sempre al Senato attende da mesi un ok il ddl per l'istituzione (attesa da 30 anni) del reato di tortura, approvato in aprile alla Camera ma sul quale la commissione Giustizia ha già inserito modifiche: il testo, quindi, è destinato ad un nuovo rimpallo con Montecitorio. Le distanze tra Pd e Ap pesano, invece, sul ddl sulla prescrizione (con il nodo del raddoppio dei tempi per i reati di corruzione) approvata in marzo alla Camera e in attesa di vedere la luce al Senato che, il 12 gennaio, riaprirà invece i battenti sulla riforma del codice degli appalti. Il giorno prima, alla Camera, sarà quello del sì alle riforme costituzionali: il ddl Boschi tornerà quindi al Senato per i suoi passaggi finali prima del referendum, previsto per ottobre e sul quale Renzi ha in mente una campagna capillare. «C'è tanta fame di Italia nel mondo. Dovremo rendere sempre più semplice il Paese e vedrete non ce ne sarà per nessuno», sottolinea il premier escludendo qualsiasi rallentamento della sua azione e con un occhio a quel rapporto con l'Europa che, complice il nodo del credito, delinea una primavera 'agitatà sulla linea Bruxelles-Roma.