ROMA. Le urne si apriranno soltanto a giugno, probabilmente il fine settimana del 12, ma il nodo delle amministrative sarà fra i primi che i partiti dovranno affrontare e sciogliere dopo le vacanze natalizie.
Una partita delicata per tutte le forze politiche: il Pd è alle prese con le solite fibrillazioni interne; Forza Italia cerca di gestire una crisi di vocazione e (almeno stando ai sondaggi) di consensi; la Lega appare ancora incerta sul da farsi nei rapporti con gli alleati; il Movimento Cinque Stelle, infine, da molti considerato l'avversario da battere nella prossima tornata elettorale, chiamato ad essere all'altezza delle aspettative.
Per tutti il problema è principalmente uno: la scelta dei candidati. Iniziando dal fronte del Partito Democratico, la 'discesa in campo' di Giuseppe Sala a Milano ha aperto la stagione delle primarie. Il 'laboratorio milanese' descrive bene quanto avviene a livello nazionale, dove il confronto-scontro tra le due anime del Pd non accenna a diminuire: la candidatura di Mr. Expo divide infatti 'renziani' e minoranza Pd. Una distanze che, anche nelle altre città, non accenna a diminuire ed anzi, con l'avvicinarsi delle elezioni, pare aumentare. Segno che il premier-segretario continua ad avere diversi problemi nella gestione del partito soprattutto in periferia.
A Napoli, ad esempio, nessuno sembra in grado di contrastare il candidato 'anti-Nazareno' Antonio Bassolino; mentre a Roma, se da un lato tiene l'ipotesi della candidatura dell''ortodosso' Roberto Giachetti, dall'altro la partita - e il confronto interno nel Pd - deve ancora entrare nel vivo. Forse anche per questo, Renzi ha chiesto una 'moratoria' al partito, chiedendo di congelare il dibattito sulle amministrative almeno fino a gennaio. Nel centrodestra le cose non sembrano migliori. Anzi. Prima della pausa natalizia si è finalmente insediata la commissione congiunta che dovrà selezionare le candidature, ma al momento di risultati se ne vedono ben pochi. I nodi veri, come al solito, potranno essere sciolti solo con un incontro fra i leader, anche se al momento - come spiega una fonte di Fi vicina al Cavaliere - Berlusconi e Salvini "non hanno in programma di vedersi".
L'ex premier ha spiegato che per Milano si sta "ragionando" su Alessandro Sallusti, Paolo Del Debbio e Stefano Parisi. Come a dire: un'ipotesi realistica ancora non c'è. Ed è normale che sia così, visto il leader della Lega vuole dire la sua ed è piuttosto restio a 'lasciare' la sua Milano a un candidato di Fi. Voce in capitolo pretenderà di averla anche Giorgia Meloni, soprattutto a Roma dove Fratelli d'Italia avrà certamente un ruolo dirimente nella sfida per il Campidoglio. Decisamente più semplice, almeno sul fronte delle alleanze, la partita del Movimento Cinque Stelle, visto che il partito di Grillo continuerà la sua corsa solitaria.
Un po' meno in discesa, invece, la strada per la scelta delle candidature. Anche se ormai sono decise quelle del Nord: a Torino correrà Chiara Appendino, candidata dal profilo diverso rispetto a quello genericamente riferibile ai 'grillini' (manager con laurea alla Bocconi); a Milano la vincitrice delle 'comunarie' Patrizia Bedori; mentre a Bologna correrà Massimo Bugani. Bisognerà tuttavia verificare nelle urne se il metodo scelto per la selezione sia stato apprezzato dalla base e dagli elettori. Diversa la situazione a Napoli e, soprattutto, a Roma.
Nel capoluogo campano, non è ancora stato individuato un candidato per la poltrona di sindaco. Nella Capitale invece, vista l'impossibilità di presentare agli elettori le due personalità più note (Di Battista e Taverna), si è deciso di inaugurare un nuovo sistema di selezione: i sostenitori, in rete, sceglieranno le priorità programmatiche e poi verrà presentata una rosa di candidati selezionati fra gli aspiranti candidati. Un metodo innovativo che punta a dimostrare come il Movimento voglia mettere al centro l'azione politica, anziché chi la dovrà portare a termine.
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