PALERMO. Panettone indigesto per il governo Crocetta e la sua maggioranza, battuti in aula sul Dpef 2016-2018. A sorpresa, il documento economico-finanziario che detta le linee guida di bilancio e finanziaria, manovra che il governo dovrebbe depositare in Parlamento oggi anche se in netto ritardo sui tempi, è stato bocciato dall'Assemblea regionale, complice l'assenza massiccia di deputati della maggioranza.
Solo la metà dei parlamentari era in aula (45 su 90), alla fine, con voto palese, il Dpef è stato affossato: 21 i voti favorevoli, 21 i contrari e tre astenuti, tra cui due deputati del Megafono-Pse, Giovanni Di Giacinto e Antonio Malafarina, un tempo alfieri del movimento fondato da Rosario Crocetta e da settimane in posizioni critiche, pur rimanendo nella maggioranza. Un'astensione risultata determinante.
"Non è certamente perché due persone si sono astenute su una maggioranza che conta 56 deputati, che il Dpef è stato bocciato", si difende Di Giacinto. Il voto ha fatto esplodere la bagarre a sala D'Ercole. Il M5s ha chiesto le immediate dimissioni dell'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, l'uomo indicato da Roma per rimettere a posto i conti disastrati della Regione siciliana. "Il tonfo del Dpef mette in ridicolo non solo il presidente della Regione Crocetta e il suo governo, ma tutta la maggioranza", dice Gianfranco Miccichè, commissario di Forza Italia in Sicilia.
Il Pd, che in aula era rappresentato da 14 deputati sui 24 componenti del gruppo (nell'Udc un solo presente su 6), ha cercato di correre ai ripari, presentando un nuovo ordine del giorno, chiedendo alla presidenza dell'Ars di metterlo subito ai voti per 'ripescare' il Dpef, facendo leva su un precedente avvenuto nella trascorsa legislatura quando l'aula approvò con un odg alternativo il Dpef del governo di Raffaele Lombardo, che era stato bocciato qualche ora prima.
Ma di fronte alla netta contrarietà delle opposizioni, che hanno richiamato il regolamento parlamentare ritenendo illegittima la presentazione di uno stesso ordine del giorno su un documento già bocciato dall'aula, il vice presidente di turno, Giuseppe Lupo (Pd), ha deciso di chiudere la seduta e rinviare i lavori parlamentari al 29 dicembre, data già calendarizzata in precedenza dalla capigruppo, rimettendo all'ordine del giorno il Dpef.
Adesso i tempi per l'approvazione della manovra finanziaria, che prevede tagli per 400 milioni di euro, sono sempre più stretti. Il governo Crocetta vuol evitare il ricorso all'esercizio provvisorio, ipotesi che appare plausibile a questo punto anche perché non appena l'Ars riceverà la manovra, gli uffici dovranno esaminare ogni singola norma, stesso lavoro toccherà ai funzionari della commissione Bilancio.
Difficile che venga approvata in aula i primi di gennaio, dunque si fa concreta la possibilità di un mini-esercizio provvisorio, almeno di un mese. Il Dpef intanto rimane al 'palo', sarà la capigruppo, convocata per il 29 dicembre, a stabilire il percorso da fare sull'intera sessione di bilancio. Il clima nella maggioranza torna incandescente.
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