ROMA. Una manovra da 35 miliardi, per metà in deficit, che punta ad agganciare in modo stabile la ripresa, e che ha incamerato, strada facendo, le misure urgenti sulla sicurezza, dopo i tragici fatti di Parigi, e il salvataggio delle 4 banche, con relative scie di tensioni e polemiche.
È quella che - con 162 sì e 125 no alla fiducia - ha ricevuto il definitivo via libera sprint del Senato, che archivia così in poche ore la sessione di bilancio e chiude i battenti (insieme alla Camera) fino al 12 gennaio, quando i due rami del Parlamento si ritroveranno alle prese con il consueto decreto Milleproroghe, che domani sarà in consiglio dei ministri, e forse anche con la riforma delle Bcc.
Il premier, Matteo Renzi, saluta l'ok definitivo insieme alle altre misure «Stabilità, collegato ambientale e Rai tutto in un giorno: tre partite che sembravano impossibili portate a casa nel giro di qualche ora. La produttività di questo Parlamento è impressionante e i cittadini ne vedranno le conseguenze con l'abbassamento delle tasse». La legge di Stabilità - commenta il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan - «rafforza e accelera la crescita» che sarà «più forte e più ricca di lavoro», oltre a «indirizzare risorse importanti per i poveri, i meno abbienti e per i giovani».
Un passaggio «fondamentale», quello della sua approvazione per ridare competitività al Paese, anche secondo il responsabile economico del Pd Filippo Taddei. Concorda il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, secondo il quale si tratta di una manovra che pur nelle difficoltà incontrate durante il suo iter, sarà in grado di dare una «sferzata in un momento molto delicato».
Certo, nei passaggi parlamentari si è assistito a quello che le opposizioni hanno tacciato come «suk» o «marchettificio», con l'approvazione in sedute fiume che hanno sfiorato i record di parecchie micro-misure che stanziano fondi a particolari aree geografiche, enti o settori. Nessuna «mancia» o «marchetta» ma risorse impiegate entro un disegno complessivo che vede calare le tasse e aumentare gli investimenti, l'ha difesa nei giorni scorsi Matteo Renzi.
Ora la parola passa a Bruxelles, che entro la primavera dovrà valutare la scelta operata dal governo di usare subito fino in fondo la leva del deficit - lasciato salire fino al 2,4% - senza attendere il via libera a tutte le clausole di flessibilità richieste (per le riforme, per gli investimenti e per gli eventi eccezionali, in tutto un intero punto di Pil). Nel frattempo si sono finanziate le misure d'emergenza per la sicurezza e la cultura per 2 miliardi, e si è utilizzato fino a svuotarlo 'troppò il fondo per gli interventi di politica economica (tanto che si è dovuti intervenire in corsa per mettere a posto coperture 'traballantì e annunciate a voce nel caos delle sedute notturne).
Pur nella quantità di micro-norme introdotte, alcuni tentativi sono stati bloccati, come la sanatoria per i Comuni ritardatari nelle delibere di Imu e Tasi. Sanatoria sulla quale i sindaci tornano a chiedere una riflessione proprio in vista del varo del decreto Milleproroghe (per il quale hanno inviato al governo una lista di 'desideratà). Una trentina di proroghe, peraltro, erano già state 'bollinatè ed erano pronte a entrare in Stabilità, anche se poi si è preferito soprassedere per inserirle nel tradizionale decreto di fine anno.
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