BRUXELLES. Divisi e diffidenti su tutto, con Matteo Renzi che attacca l'Europa a guida tedesca. È l'immagine dell'ultimo vertice di un 2015 in cui la Ue ha rischiato di crollare prima per la crisi greca poi per quella dei migranti. E non riesce a collaborare pienamente neppure di fronte alla sfida del terrorismo.
L'ultimo summit dell'anno, il settimo centrato sulla crisi dei rifugiati, mostra tutte le linee di frattura dell'Unione europea. Con un Matteo Renzi all' attacco della Ue a guida solo tedesca, «surreale» quando apre la procedura d'infrazione contro l'Italia per la questione delle impronte, «timida» sulle politiche per l'immigrazione e sostanzialmente tentata dal doppiopesismo quando si tratta di scelte che interessano Berlino, come quelle per il gasdotto North Stream.
E con un David Cameron che nella cena a porte chiuse cerca di trovare l'accordo per evitare la 'Brexit' che la maggioranza degli inglesi ormai vorrebbe. L'Unione europea non può essere sotto la guida di un solo Paese, la Germania: deve cambiare strada e abbandonare il fronte dell'austerità per aprirsi a politiche favorevoli alla crescita e all'occupazione, dice il presidente del Consiglio ai colleghi del Pse nel pre-vertice cui partecipa prima di arrivare al Consiglio europeo.
Secondo quanto riferito da diverse fonti presenti all'incontro, evita di criticare esplicitamente la Cancelliera tedesca Angela Merkel, tuttavia esorta alla creazione di un'Europa più collegiale e più solidale, più attenta alla creazione di posti di lavoro che ai bilanci contabili.
Quindi ribadisce alcuni concetti espressi negli ultimi giorni sulla condotta delle aziende tedesche, accusandole di essere pronte a fare affari con la Russia, a cominciare dal progetto di raddoppio del North Stream, nel momento in cui sono in vigore le sanzioni contro Mosca e dopo che Bruxelles ha bocciato il South Stream, che interessava l'Italia, in nome dell'esigenza di diversificare i fornitori di gas. Nel chiuso del Consiglio, Renzi ricorda anche che i tedeschi si sono comprati tutti gli aeroporti delle isole greche.
Uscendo dalla riunione al Pse, pochi giorni dopo l'avvio della procedura d'infrazione ai nostri danni, davanti alle telecamere Renzi respinge al mittente ogni critica sul fronte dei migranti: «L'Italia ha fatto molto e sono contento dei passi avanti dell'Ue, anche se li trovo un po' timidi. I ricollocamenti in questo momento - attacca - sono meno dell'1% di quanto promesso». Anche sul nodo spinoso delle impronte, che l'Italia non avrebbe raccolto a sufficienza, definisce la discussione «surreale». «I riconoscimenti, anche quelli fotometrici, vanno fatti. E noi lo facciamo da mesi: siamo ormai oltre il 90% dei nostri impegni. Una polemica - conclude - che ha poco senso di esistere».
Ma attorno sulla questione di migranti e rifugiati è un rimpallo di accuse. Ed i numeri mostrati dalla presidenza lussemburghese dimostrano che l'intera politica dell'immigrazione disegnata dalla Commissione non funziona. Francia e Germania insistono perchè l'Italia apra i centri di «ritenzione».
Nel pre-vertice del Ppe Angelino Alfano aveva però già avvertito: «Bisogna ripartire con i ricollocamenti ed i rimpatri, altrimenti il sistema salta». E se anche tutti sono ormai convinti che la chiave è rafforzare la frontiera esterna, è «controversa» anche l'idea di un corpo di guardie di frontiera europea che intervenga anche quando un paese non vuole l'aiuto. Unica buona notizia della giornata, l'accordo di Skhirat per un governo di unità nazionale in Libia. «Una forma molto importante per la pace, c'è ancora da lavorare ma è un ottimo inizio» twitta Renzi che ringrazia Paolo Gentiloni.
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