
ROMA. Nessun giro di parole: «Un dipendente pubblico che dice che va a lavorare e poi non ci va, deve essere licenziato». Il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, stavolta non esita a usare il verbo 'licenziarè e il riferimento va alle «recenti cronache». Un collegamento preciso non c'è ma viene subito da pensare al caso delle false presenze al Comune di Sanremo. Madia tiene a precisare come questi siano casi di lavoratori «disonesti» ma non per questo bisogna cadere, avverte, nelle trappola del «luogo comune» per cui «tutti i dipendenti pubblici sono fannulloni». Ciò, sottolinea, «non è vero».
Il ministro però riconosce il problema dell'assenteismo e indica una soluzione: mandare a casa il dipendente che imbroglia. Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, niente di cui stupirsi, anzi. A chi gli chiede la sua versione, come massimo esponente del mondo privato, risponde: «Potendo li avremmo già licenziati molti anni fa». E alle parole di Madia replica subito anche l'ex ministro della P.A, Renato Brunetta, che ricorda come «la legge per mandare a casa e licenziare definitivamente i dipendenti pubblici che non lavorano esiste già, è il decreto legislativo 150 del 27 ottobre 2009». Insomma, per l'attuale presidente dei deputati di Forza Italia «c'è già tutto, basta applicare le leggi».
In effetti il licenziamento disciplinare è espressamente previsto per la «falsa attestazione della presenza in servizio» e si fa cenno proprio «all'alterazione dei sistemi di rilevamento» e ad «altre modalità fraudolente», così da coprire tutto lo spettro. Quel che il governo mette sotto accusa è però l'efficacia delle norme, d'altra parte dal monitoraggio della Funzione Pubblica, dati del 2013, emerge come su quasi 7 mila procedimenti quelli conclusi con licenziamento, la sanzione più forte, siano solo 220 (un centinaio per assenteismo).
Non a caso la riforma della P.A. prevede un restyling della legge Brunetta, o meglio dell'azione disciplinare che oggi segue un meccanismo con diversi passaggi e attori. Il decreto attuativo che porterà a un nuovo testo unico sul pubblico impiego non farà però parte del primo pacchetto di provvedimenti applicativi della riforma (che dovrebbe arrivare a metà novembre). Bisognerà aspettare quindi il 2016 ma intanto si riscaldano i motori di un dibattito che sarà senz'altro acceso (basti ricordare la querelle su Jobs act, art. 18 e statali). Certo le vicende di Sanremo non sono passate inosservate. Nei giorni scorsi il presidente dell'Anac, Raffaele Cantone,ha
spiegato che la P.A. non «può nascondersi dietro il principio di dover aspettare l'esito dei processi». C'è poi chi, come la
deputata Fi Laura Ravetto, ha proposto di «introdurre l'identificazione tramite impronte digitali».
Ma ora ad alimentare il fronte P.A. c'è soprattutto il rinnovo del contratto, per cui la legge di Stabilità stanzia 300 milioni. Una dotazione nettamente inferiore a quella stimata dalla Corte dei Conti, che reputa necessari «2miliardi», tanto che i magistrati contabili paragonano la cifra inserita in manovra all'indennità che viene riconosciuta quando la contrattazione è ferma. I sindacati sono sul piede di guerra, il 28 manifesteranno a Roma, mentre al ministero dell'Economia continua la protesta (la Rsu spinge per il blocco degli straordinari). Ecco allora che la Uil invita a guardare anche ai dipendenti seri, «la stragrande maggioranza», e a riconoscere loro «il giusto salario».
Un'altra piaga della P.A. è quella che Rete Imprese Italia chiama «cattiva burocrazia», che - ricorda - pesa ogni anno sulle Pmi «per 31 miliardi di euro», di cui «9 eliminabili» per un beneficio doppio in termini di Pil. Secondo i calcoli del Cer si guadagnerebbero infatti 16 miliardi in quatto anni.
Persone:
10 Commenti
pippo
03/11/2015 12:13
Il ministro dice che si può licenziare nel pubblico impiego? incredibile, ma dalle parole ai fatti ce ne vuole.
Giovanni
03/11/2015 12:54
e' giusto licenziare il dipendente pubblico che arbitrariamente si assenta dalla sede di servizio. Infatti non comprendo con quale criteri l'Universita' di Palermo, ente di appartenenza, ha verificato la presenza del sottoscritto nella sede di servizio individuata dallo stesso Ente, quantificato le ore di servizio svolto, quantificato la retribuzione corrispondente al servizio svolto, applicato il CCNL, non avendo mai posseduto il badge identificativo per la rilevazione automatica delle presenze, pur essendosi il sottoscritto sottoposto all'iter procedurale finalizzato al rilascio del dispositivo ( lettera Direzione Amministrativa ai vertici dell'Azienda Policlinico del 05/03/2003 n. 3374).
#unanoce#in unsacco
03/11/2015 18:31
Parole......parole....!!!!!!!!
Verità
03/11/2015 19:21
Non potrà mai avverarsi...finirà il mito della raccomandazione nel posto pubblico con il baratto del voto? No, no in Sicilia no mai potrà succedere.
gerlando
03/11/2015 20:47
Deprecabile e da condannare i dipendenti che "marinano" gli uffici della pubblica amministrazione,ma lo sono ancor di più,i politici che alle votazioni fanno " i pianisti" e quelli che ne usufruiscono
salvo
04/11/2015 07:08
non li possono licenziare perche i dipendenti degli uffici pubblici anno votato il pd
salvatore
04/11/2015 07:31
Gente che muore di fame e farebbe la qualunque per un lavoro , e loro timbrano e vanno via . Vanno licenziati altrimenti continueranno .
Francesco52
16/01/2016 08:46
Una volta tanto sono d'accordo con la ministra. Però dovrebbe estendere il provvedimento anche verso quei parlamentari che una volta raggiunto lo scopo di essere "onorevoli" intascano lo stipendio oltre a tutti i vitalizi annessi scordandosi il motivo per cui si trovano in parlamento. Dovrebbe mettere un tetto alle assenze oltre il quale il parlamentare decade dal mandato. Quindi licenziato per giusta causa e perdita di tutti i privilegi di cui godeva. E' difficile fare questo?
fino
16/01/2016 14:20
tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare.
lori
16/01/2016 14:21
I primi ad essere licenziati dovrebbero essere i dirigenti che sono pagati anche per controllare il personale.