Lunedì 18 Novembre 2024

Legge di stabilità, faro sulle province: si cercano altri 500 milioni

ROMA. Potrebbe arrivare un pò più di ossigeno per le Province, alle prese con una transizione complessa, tra ritardi accumulati e scadenze stringenti. Un orientamento più morbido sta infatti maturando nella maggioranza e nel governo, alle prese con i potenziali correttivi da introdurre alla legge di Stabilità. «Niente stravolgimenti», avverte però il premier Matteo Renzi, sottolineando che la manovra «per la prima volta non chiede agli italiani, ma restituisce».  Il confronto comunque sarà possibile, assicura il premier, sui «singoli punti». E le Province dovrebbero essere tra questi. I fondi che si stanno cercando, almeno 500 milioni, dovrebbero servire ad attenuare i tagli e a sostenere ancora le spese in carico alle Province per il personale che aspetta di essere trasferito altrove. Risorse più che necessarie, secondo i sindacati, visto che dei 19-20mila sovrannumerari, dopo le varie ricollocazioni, si rischiano almeno 2mila esuberi. L'obiettivo dell'esecutivo, insomma, è quello di dare una risposta all'appello arrivato dai sindaci all'assemblea dell'Anci («mancano 500 milioni, molti rischiano il dissesto» è stato l'allarme di Piero Fassino), che dovrà però essere bilanciato con gli altri interventi da finanziare, a partire dalla riduzione dei tagli per Caf e patronati, al rafforzamento degli sgravi per le assunzioni al Sud e probabilmente anche a qualche forma di incentivo per gli affitti. Difficile, invece, nonostante il pressing parlamentare, che si possa intervenire ancora sulle pensioni, di cui in ogni caso si parlerà alla Camera. Il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, forte del sondaggio Confesercenti-Swg che vede uno su due dei potenziali interessati disponibili a rinunciare a parte dell'assegno per andare in pensione prima, torna comunque a chiedere almeno una prima sperimentazione della flessibilità in manovra, senza aspettare il 2016. Molti dubbi arrivano anche dalla commissione Lavoro del Senato, dove il presidente Maurizio Sacconi, nella sua relazione, chiede di rivedere il regime del part time perchè poco appetibile così come strutturato. Il lavoro sulle Province, invece, sarebbe già in fase avanzata e si tratterebbe ora di consolidare le coperture. Da un lato si guarda a ridurre ancora il taglio 'ereditatò dalla manovra dello scorso anno, portando le risorse dagli attuali 150 milioni a 500 totali (ne servono quindi 350). C'è poi l'idea di potenziare, almeno raddoppiandolo, il fondo da 100 milioni già presente in legge di Stabilità per pagare il personale in soprannumero e in attesa di collocazione. Tutto mentre stanno per scadere i tempi per la messa a punto delle liste del personale da destinare alle procedure di mobilità. Le Province devono infatti inserire entro lunedì 2 novembre gli elenchi sul portale web dedicato del ministero della P.a. Si tratta di un'operazione imponente, visto che sulla carta in circa 20 mila cambieranno ufficio. Ma da questa platea potenziale occorre sottrarre i pensionamenti in corso in base alle regole pre-Fornero, che riguarderanno circa 5-6 mila persone (in circa 3mila già hanno lasciato il lavoro). Il resto troverà posto al ministero della Giustizia e nelle Regioni (compresi i 6 mila che andranno alla nuova Agenzia per il lavoro), che intanto, attraverso leggi ad hoc si stanno prendendo le funzioni prima in capo alle Province. Anche se con ritardo ormai quasi tutte si stanno allineando. Tuttavia per i sindacati restano forti criticità: oltre al fatto che circa 2 mila lavoratori resterebbero fuori dalla prima ondata di riposizionamenti, c'è il nodo, su cui insiste la Fp Cgil, della polizia provinciale. Una questione che secondo il segretario nazionale Federico Bozzanca «deve essere risolta se non si vuole creare del caos».

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