ROMA. L'ipotesi di accorpare le Regioni, facendole passare da 20 a 12, infiamma subito gli animi del Partito Democratico. La proposta è stata immediatamente stoppata ieri da Debora Serracchiani, la presidente del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria del Pd. «L'ipotesi di un accorpamento delle Regioni rifiorisce a intervalli più o meno regolari, senza mai tener conto che il Governo non ha in agenda nulla del genere e che lo stesso vale per il Pd - ha affermato -. L'assetto delle Regioni - aggiunge - non è toccato dalla riforma costituzionale, a cominciare dal disegno dei confini e non potrà essere un ordine del giorno a incidere, in un modo oltretutto così pesante, sull'iter e sui tempi che ci siamo dati». «Nel merito dell'ordine del giorno Ranucci - ha aggiunto Serracchiani - va notato che il Governo non l'ha fatto proprio nel testo originario, che conteneva un preciso legame con la legge di revisione costituzionale e un'indicazione massima di dodici per il numero delle Regioni ammissibili. Il Governo ha dunque inteso raccogliere, senza condizionarlo a vincoli temporali o a tetti numerici, l'invito a 'considerare l'opportunità di proporrè una forma di razionalizzazione del sistema regionale quale potrebbe essere la riduzione del numero delle Regioni». «Chi ha seguito i lavori parlamentari sa che, all'esito di questo accoglimento, sono stati ritirati tutti gli emendamenti che avevano ad oggetto iniziative sulle Regioni», conclude il governatore del Friuli Venezia Giulia. Della questione ha discusso anche l'opposizione. «Siamo davanti a un governo che promette e non fa nulla. Ci credo zero che avranno il coraggio di fare questa riforma. Ma se la fanno mi metto in prima fila: mi candido a fare del Veneto un progetto laboratorio». Lo afferma al Corriere della Sera, il governatore del Veneto, Luca Zaia, sull'ipotesi, subito stoppata dal vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani, di portare le Regioni da 20 a 12. «Va bene - aggiunge Zaia -, ma solo se si va verso il federalismo». «Il numero - spiega - può essere 12 o 7, l'importante è ridisegnare le competenze. Perchè poi se hanno le stesse competenze, è una farsa». «Darei corso - prosegue il governatore veneto - a quello che prevedeva Einaudi nel '48. A ognuno l'autonomia che gli spetta. Renzi abbia il coraggio di lanciare il modello federale, magari a geometria differenziata» quello per cui «alcune regioni virtuose abbiano più autonomia, altre meno. L'approdo non può che essere la federazione. Come i laender tedeschi, i cantoni svizzeri, gli Stati confederati statunitensi. Lo diceva anche lo storiografo di Churchill, Lukacs». Sul fatto che non sembra essere questo il progetto del Pd, Zaia commenta: «Ma infatti: dopo quattro anni di questa maggioranza, non c'è stata una sola virgola a favore del federalismo. Anzi, siamo al neocentralismo. Renzi non ha avuto il coraggio di approvare i costi standard. Da gente così, cosa ti puoi aspettare?».