PALERMO. Il day after è all’insegna della tempesta. A 24 ore dal varo della Finanziaria nazionale, che non stanzia neppure un euro per coprire il buco di bilancio della Sicilia, aumentano le distanze fra Crocetta e i renziani. Senza il miliardo e 400 milioni che Palazzo d’Orleans sperava di ottenere da Roma, fare una Finanziaria regionale è durissima. Anche perchè la Regione aveva comunque previsto di coprire un buco residuo di 600 milioni. Senza aiuti romani dunque la somma da trovare (o da tagliare da altre spese) è di due miliardi. Di buon mattino il presidente Crocetta ha tuonato contro l’assessore all’Economia, espressione dell’area renziana che fa capo a Davide Faraone: «Alessandro Baccei mi aveva garantito che l’accordo con lo Stato era cosa fatta. Ora scopro che non è così. Voglio capire se Baccei è ancora l’anello di collegamento fra la Regione e il governo nazionale e se ha l’autorevolezza per esercitare questo ruolo». Baccei ha replicato senza assecondare le polemiche: «Non ho mai detto che era tutto a posto. Anzi, a Crocetta ho sempre prospettato le difficoltà. Ma la partita non è ancora chiusa, l’iter della Finanziaria nazionale è appena iniziato. Il punto è che noi abbiamo prospettato soluzioni tecniche per ottenere dallo Stato una revisione dei rapporti fiscali e finanziari. Ora è tutta una questione politica. Deve essere Renzi a decidere se è il caso di spostare un miliardo e 400 milioni da altre voci di spesa e darli stabilmente alla Sicilia. Perchè è chiaro che se si va in questa direzione si fissano regole che valgono poi ogni anno». Ma Crocetta continua ad avere una visione diversa. Il presidente ha incontrato a Bari, dove si trova per una manifestazione, il sottosegretario De Vincenti: «Mi ha rassicurato sul fatto che gli accordi per i finanziamenti relativi al 2016 e 2017 verranno discussi il 28 ottobre in un incontro già fissato a Roma. Mentre già oggi si è chiuso l’accordo per le somme relative al 2015. Roma non ci ha scaricato». L’accordo siglato a Roma oggi è quello che permette di utilizzare una parte dei fondi destinati allo sviluppo (circa 650 milioni) alla copertura del buco del 2015 e al finanziamento delle giornate di lavoro dei forestali.