ROMA. Riprende la maratona delle riforme riprende al Senato con le opposizioni sempre sulle barricate e il leghista Roberto Calderoli che minaccia il gambero contro eventuali ghigliottine regolamentari. Oggi si riparte dall'esame dell'articolo 6 che prevede un voto segreto che potrà essere un test dell'apporto verdiniano alla riforma, sdoganato ieri dal premier ("chi vota le riforme fa bene all'Italia"). Ma la minoranza Dem torna in sofferenza e chiede ancora modifiche al testo. Intanto resta alta la polemica dopo il gesto del senatore di Ala Barani nei confronti di una collega del M5s che verrà oggi 'passato alla moviola' dall'ufficio di presidenza. "Gli insulti sessisti - ha detto ieri la presidente della Camera Laura Boldrini - non fanno onore all'Italia".
Oggi si vedrà quanto e come la nuova divisa da 'riformatori' dei senatori Ala influirà sulle decisioni della sinistra Pd. Di certo, argomentano i senatori bersaniani, dopo l'ok all'intesa sull'elettività dei senatori, ora la minoranza attende che venga modificata, di conseguenza, anche la norma transitoria inserita nell'articolo 39 del ddl. Prima, invece, sarà il nodo dell'elezione del presidente della Repubblica - con la minoranza che vuole allargare la platea degli elettori - contenuto nell'art. 21 a tenere banco a Palazzo Madama. La minoranza Pd, finora, si è mostrata compatta (a parte un paio di eccezioni) ma l'equilibrio interno ai Dem, si sa, è sempre fragile. E se Roberto Speranza auspica una 'rottamazione' di Verdini & co e afferma che il dialogo con Verdini "non piace ai nostri elettori ed iscritti", Alfredo D'Attorre va oltre e, facendo riferendosi alla legge di stabilità delineata da Renzi e ad una "nuova maggioranza" Renzi-Verdini, parla di "demolizione anche simbolica dell'eredità dell'Ulivo e del centrosinistra".
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