ROMA. Il voto finale sul ddl riforme a Palazzo Madama è fissato al 13 ottobre. Lo ha deciso la riunione dei capigruppo del Senato dopo che Grasso aveva proposto di fissare la votazione entro il 15 ottobre. Una capigruppo caratterizzata dalle scintille tra il Pd e il presidente del Senato Grasso che avrebbe detto: "Io non faccio il boia della Costituzione". Intanto la Lega ha fatto sapere di aver ritirato 10 milioni di emendamenti. L'altolà di Grasso - "Io non faccio il boia della Costituzione!". Così, secondo il racconto di diversi presidenti di gruppo, avrebbe risposto il presidente del Senato Pietro Grasso al Pd e al governo che durante la Conferenza dei capigruppo facevano pressioni perché si calendarizzasse il voto finale della riforma già l'8 ottobre. La calendarizzazione del voto finale per l'8 ottobre sarebbe stata considerata dall'opposizione una vera e propria "ghigliottina", come quella che venne applicata per la prima volta alla Camera dopo l'ostruzionismo del M5S al decreto Imu-Bankitalia. E Grasso avrebbe preferito, sempre secondo quanto riferiscono le stesse fonti parlamentari, dare più spazio al dibattito "trattandosi pur sempre della Costituzione della Repubblica italiana". Da qui la frase "Io non faccio il boia della Costituzione" che però diversi esponenti delle opposizioni hanno comunque interpretato come un ruolo di garante del rispetto delle istituzioni che il presidente del Senato vorrebbe ritagliarsi nella partita riforma. Sempre secondo quanto raccontano alcuni partecipanti alla riunione il clima in capigruppo sarebbe stato piuttosto teso anche per le insistenze che avrebbe fatto il governo per avere tempi rapidi di calendarizzazione del voto finale. L'aula poco prima aveva bocciato la richiesta delle opposizioni di non passare all'esame del ddl e tornare invece in commissione. Sel ha ritirato 62mila emendamenti, lasciando solo quelli di merito (circa 1.200). La Lega ha fatto altrettanto per le sue proposte di modifica agli articoli 1 e 2. Esposto del M5s in Procura sui sospetti di compravendita dei senatori. Alfano sull'Italicum: 'Abbiamo ancora due anni per migliorarlo'. Pier Luigi Bersani, su Facebook, commenta l'intesa sulle riforme: "Volevamo un Senato elettivo e non costruito a tavolino. Il Senato sarà elettivo e già con alcune funzioni di garanzia rafforzate. Chi parla di un cedimento di chi dissentiva ribalta semplicemente la realtà". "Sulla vicenda del Senato - scrive l'ex segretario - c'è chi fa circolare retroscena totalmente inventati. Volevamo un Senato elettivo e non costruito a tavolino. Il Senato sarà elettivo e già con alcune funzioni di garanzia rafforzate. C'è ancora del lavoro da fare, ma fin qui questi sono i fatti, nudi e crudi. Chi parla di un cedimento di chi dissentiva ribalta semplicemente la realtà. Chi parla di trattative laterali per questo o quel posto, semplicemente diffama". Certo, aggiunge, "non si lavora per bloccare le riforme. Chi ha sperato o spera in questo si sbaglia. Si lavora con determinazione e senza cedimenti perché, in ogni campo, le riforme corrispondano ai valori di un partito ulivista e di centrosinistra".