ROMA. Via libera del Senato alla autorizzazione a procedere contro Roberto Calderoli per diffamazione nei confronti dell'ex ministro Kyenge. I sì sono stati 126, i no 116 no, 10 gli astenuti. L'Aula ha invece respinto la richiesta per quanto riguarda l'accusa di istigazione all'odio razziale.
La richiesta di votare il documento relativo al senatore leghista Calderoli per parti separate è stata avanzata stamane dal relatore Lucio Malan. I voti contro l'autorizzazione a procedere per istigazione all'odio razziale sono stati 196, 45 i voti a favore e 12 astensioni. I voti invece a favore dell'autorizzazione a procedere per diffamazione contro Calderoli sono stati 126, 116 i no, 10 gli astenuti. La Giunta a suo tempo, nel febbraio di quest'anno, si era espressa contro l'autorizzazione a procedere nel suo complesso.
L'Aula del Senato avrebbe di fatto "salvato" il leghista Roberto Calderoli dal processo per diffamazione contro la Kyenge che era ormai cominciato nonostante non fosse ancora arrivata una risposta da Palazzo Madama alla richiesta di autorizzazione a procedere. Tutto, spiegano alcuni tecnici dell'opposizione, dipenderebbe dal fatto che l'Aula avrebbe votato per parti separate il reato e l'aggravante. Secondo la legge attualmente in vigore, infatti, insistono gli addetti ai lavori, non essendoci stata una querela diretta (Calderoli è stato querelato non direttamente dalla Kyenge, ma da una parte terza) il procedimento penale si reggeva grazie all'aggravante dell'istigazione all'odio razziale. Venuta meno questa, respinta dal voto di oggi dell'Aula, di fatto, l'intero processo, che si baserebbe solo sul reato di diffamazione senza dunque l'aggravante, non reggerebbe più.
Calderoli ne uscirebbe di fatto fuori. L'Assemblea di palazzo Madama, con votazioni per parti separate, ha dato infatti il via libera a procedere solo per il reato di diffamazione respingendo invece la richiesta relativa all'istigazione all'odio razziale. Il precedente di concedere l'autorizzazione per parti separate sul reato e la sua aggravante costituisce, sempre secondo i tecnici dell'opposizione, un "fatto grave" anche perché "non era mai avvenuto prima". La pronuncia della Giunta per le Immunità sul caso Calderoli era stata infatti unica e la richiesta di votare per parti separate è stata avanzata per l'Aula dall'ultimo relatore, Lucio Malan (FI). Il precedente relatore Vito Crimi (M5S) era stato infatti sostituito visto che la sua richiesta di considerare le dichiarazioni di Calderoli sindacabili era stata respinta.
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