BOLOGNA. Il Pd, «anche se ha attraversato periodi di evoluzioni e trasformazioni profonde non può cancellare il proprio dna o conservarne una traccia sbiadita, anche se si tratta di un partito che ha più radici». Lo ha detto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, ricordando Renato Zangheri a un mese dalla sua scomparsa. «Il Pd - ha detto - ha un suo nuovo dna nel quale c'è però sia l'eredità del riformismo cattolico sia del Pci. Credo sia giusto tenere vive le tracce di quelle esperienze». «Non si può - ha detto Napolitano - operare consapevolmente se manca una base di conoscenza e riflessione storica e ciò vale per tutte le grandi forze e correnti politiche e sociali. Vale per ciascuna di esse che abbia conosciuto anche profonde evoluzioni e trasformazioni avendo pur sempre alle spalle idee e passioni, esperienze e ispirazioni non cancellabili, da non idoleggiare, ma insieme da non dannare, rimuovere o ignorare. Non ci si può caratterizzare come partito anche nato da più radici, mantenendo solo una traccia sbiadita del dna dei propri progenitori». Secondo Napolitano, infatti, l'insegnamento di Zangheri, del quale il presidente emerito della Repubblica è stato un grande amico, deve ricordare «che una politica impoverita culturalmente, indebolita nei suoi presupposti di autocoscienza storica e nella sua capacità di sempre nuovo nutrimento ideale perde forza di persuasione e capacità di guida».