Venerdì 22 Novembre 2024

Renzi: "La politica cambia, ma anche le imprese facciano altrettanto"

ROMA.  «A me piace andare dappertutto: in una rubinetteria come l'anno scorso, a Cernobbio come oggi, al festival dell'Unità e al Gran premio di Formula Uno come sto per fare. Posso vedere i grandi professori, così come ora incontro Bono Vox; che mi interessa di più». Così, in un colloquio col Corriere della Sera, il premier Matteo Renzi commenta la sua prima volta al Forum Ambrosetti di Cernobbio e striglia gli imprenditori: la politica cambia, dice, ma anche le imprese devono «aprirsi a una nuova generazione». «Io mi diverto in ogni caso», spiega Renzi. «Mi sono divertito ad andare dai ciellini a dire che vent'anni di berlusconismo hanno bloccato il Paese. Oggi mi sono divertito a dire all'establishment italiano che i salotti buoni sono chiusi per sempre. Che la logica degli 'amici degli amicì è finita. Che la stagione del capitalismo di relazione appartiene al passato. Che il sindacato ha fatto danni, ma i patti di sindacato ne hanno fatti ancora di più. Che la politica deve cambiare e sta cambiando, ma pure l'imprenditoria deve cambiare uomini e logiche, e aprirsi a una nuova generazione. E a dire che secondo la stragrande maggioranza degli economisti gli 80 euro non sarebbero serviti a niente, mentre ora Bankitalia sostiene che hanno fatto ripartire i consumi. Qui non se ne saranno accorti; chi guadagna 1200 euro al mese sì». Renzi spiega: «Stavolta ho evitato di polemizzare con i predecessori. Non era la sede, non era il momento. Del resto i fatti sono sotto gli occhi di tutti: il Parlamento è lo stesso del 2013. Ma prima non riusciva a eleggere il presidente della Repubblica; ora l'ha eletto. Le riforme erano impantanate;adesso vanno avanti». L'accordo con la minoranza Pd sulle nuove regole per l'elezione dei senatori non c'è ancora, ammette, «si sta discutendo». «A me va bene tutto: il listino collegato alle elezioni regionali, oppure delegare la scelta alle Regioni. L'importante è che non si rivoti un articolo che è già stato votato due volte».

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