ROMA. Serve «un impianto unico tra lavoro pubblico e privato», da risolvere con la legge delega sulla Pa, ma «portare a termine una riforma complessiva e organica della normativa in materia di lavoro ha richiesto un impegno straordinario, dati anche i tempi ristretti in cui l'abbiamo fatto». Lo afferma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti in un'intervista a Qn nel giorno del via libera ai quattro decreti definitivi del Jobs act.
«Si tratta di un intervento normativo articolato e complesso, espressione di una chiara volontà di costruire un mercato del lavoro più efficiente e, allo stesso tempo, più equo e Inclusivo», spiega. «Tra gli aspetti che maggiormente qualificano la riforma ricordo la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e il contrasto alla precarietà, che ha prodotto tanti danni a lavoratori e imprese. Sono obiettivi perseguiti rendendo il contratto a tempo indeterminato economicamente meno costoso e giuridicamente meno incerto, e quindi più appetibile per le imprese rispetto ai contratti precari, ed eliminando le forme contrattuali più precarie ed esposte a un uso 'irregolare'. Voglio ricordare, ancora, l'estensione degli ammortizzatori sociali a 1.400.000 lavoratori, quelli delle imprese tra 5 e 15 dipendenti; il miglioramento, e l'estensione anche alle Lavoratrici autonome, delle misure per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; l'estensione strutturale a due anni della durata della Naspi, sostegno al reddito per i lavoratori che hanno perso il lavoro e il rafforzamento delle politiche attive per aiutarli a trovarne un altro».
«Saranno gli strumenti di monitoraggio dei risultati che abbiamo previsto (ed è una novità) a dirci, nel tempo, se le nostre scelte sono giuste. E se qualcosa dovesse non funzionare, saremo pronti ad apportare le opportune modifiche».
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