ROMA. «Il prefetto pianifica col sindaco una serie di azioni che hanno il compito di bonificare in modo radicale e definitivo l'amministrazione. Il sindaco ha tutto l'interesse ad avere un supporto che non ha nulla di politico, come è nel caso delle indicazioni che arrivano dalla amministrazione dell'Interno per il tramite del prefetto di Roma. Non ha interesse a contrapporsi e peraltro glielo sconsiglierei». Il ministro dell'Interno Angelino Alfano torna così sull'affiancamento del super prefetto Gabrielli ad Ignazio Marino in un'intervista in apertura di prima pagina sul Messaggero.
«Avendo valutato di non sciogliere, perchè gli inadempimenti rilevati non erano sufficienti a giustificarlo, ho deciso, portando la mia scelta all'attenzione del Consiglio dei ministri, di chiedere al prefetto di coordinare e pianificare insieme al sindaco alcuni interventi che abbiano come obiettivo
il contribuire in modo determinante al risanamento del Comune, non solo nei dipartimenti interessati dall'inchiesta». Se non era meglio commissariare e andare alle elezioni? «Non sono scelte che si compiono a cuor leggero - dice il Ministro - anche perchè c'è un diritto costituzionalmente garantito da parte di chi è stato eletto dal popolo e da parte del popolo che ha votato. La nostra scelta, a cominciare dalla mia, non ha nulla di politico perchè come è arcinoto il mio partito è all' opposizione di Marino. La mia valutazione è stata basata sugli atti e sulla giurisprudenza». Alfano riflette poi sulla possibilità di nuovi sviluppi dell' inchiesta Mafia Capitale: «le valutazioni della commissione
d'accesso e del prefetto sono state compiute allo stato degli atti. Nella decisione ha inciso il fatto che la struttura della capitale è complessa e la commissione d'accesso si è concentrata su 3 dipartimenti su 15. Dovessero emergere nuove realtà, non potremmo star fermi».
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