ROMA. Un passo indietro in nome dell'unità. Dopo giorni di schermaglie Matteo Salvini opta per una strategica ricucitura con Silvio Berlusconi congelando le primarie per le prossime amministrative e lanciando già un mini-programma su scala nazionale condiviso al «90%» con FI. L'asse tra Lega Nord e azzurri, debilitato nei giorni scorsi dallo scontro sulle primarie - che aveva anche diviso FI - sembra così riprendere vigore tanto che le parole del leader del Carroccio vengono accolte, dalla Sardegna, da un cauto ma sostanziale placet dell'ex premier. Per Berlusconi, si osserva da fonti FI, al di là delle «accelerazioni» che emergono ciclicamente, è infatti un bene che Salvini sia arrivato alla conclusione che solo unito il centrodestra può vincere. Ora però, archiviato il nodo primarie, si tratta di trovare programmi - sui quali un accordo di massima tuttavia sembra di facile portata - e candidati giusti. E la partita resta complessa perchè Berlusconi e FI non sono affatto disposti a lasciare il campo a Salvini. «Milano interessa a noicome alla Lega», osserva una fonte azzurra quasi anticipando il terreno sul quale si dipanerà il dialogo nelle prossime settimane. Di certo, da Gelmini a Brunetta, il passo di Salvini in FI trova consensi. «Se ci sono persone e programmi che mettono d'accordo tutti, finirà lì. Non c'è bisogno di richiamare i cittadini a votare», spiega il segretario federale al Corsera ritenendo al tempo stesso «opportune a prescindere» le primarie per il candidato premier del centrodestra. Poi, in un'intervista a Panorama Salvini quasi si rivolge a Berlusconi. «Se non si inventano il quarto esecutivo non eletto, l'anno prossimo si vota. Il Pd, dopo la caduta del governo, sarà in macerie. E noi non possiamo fare più errori: serve l'unità del centrodestra», evidenzia, lanciando 6 punti di un futuro programma (flat-tax, abolizione degli studi di settore, via la legge Fornero, lotta all'immigrazione, famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili), ipotizzando un ticket elettorale con l'ex premier e rivelando che anche gli elettori leghisti sono favorevoli ad una coalizione. Coalizione dalla quale Ncd sembra lontana. Di certo lontano è il suo leader Angelino Alfano laddove Fabrizio Cicchitto, oggi, ribadisce che, mentre nel centrodestra «chi dà le carte è Salvini, l'unica strada dignitosa per Ncd è l'alleanza politica con Renzi». Il partito, però, è diviso. Non a caso alle parole di Cicchitto seguono quelle ben più prudenti di Roberto Formigoni, sintomo del 'grande biviò - tra il Pd di marca renziana e il centrodestra - verso il quale, in vista delle amministrative, gli alfaniani si avviano. E la scelta di campo, comunque, potrebbe comportare perdite. Perchè se l'addio di De Girolamo era annunciato in tanti, anche sui territori, guardano a dir poco con scetticismo all'abbraccio con il Pd. Il nodo presto potrebbe emergere, magari già alle due summer school (a Frascati e Sorrento) in programma e settembre, negli stessi giorni in cui entrerà nel vivo quella partita sulle riforme sulla quale le fibrillazioni di Ncd potrebbero incidere non poco.