ROMA. «L'utero in affitto rappresenta obiettivamente la pietra angolare dei futuri percorsi dell'uomo. Accettarlo di nome o anche solo di fatto significa separare le nascite dagli elementi procreativi di una relazione affettiva, accettare il commercio dell'umano contro la nostra tradizione solidale e la selezione della specie, superare la diversità genitoriale». Lo dichiara il presidente della Commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi.
«È davvero paradossale - aggiunge - che dopo le doverose mobilitazioni contro il turismo sessuale o il lavoro minorile, molti di coloro che le hanno enfatizzate non avvertano l'analogo
dovere di proteggere le madri costrette dal bisogno a partorire e a consegnare il loro figlio. Per non dire dei diritti dei minori.
Di qui una norma decisiva nel ddl sulle unioni civili per rendere effettivo il divieto della maternità surrogata applicandolo all'utilizzatore e per definire i diritti delle madri e dei figli. Finalmente il confronto è arrivato al cuore del problema anche perchè lo stesso matrimonio è voluto quale suo presupposto», conclude.
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