ROMA. La scissione del Pd? «Finora la minoranza l'ha esclusa». Senato elettivo? «Abbandoniamo il bicameralismo senza remore e paure». Le prossime elezioni amministrative? «La macchina del partito non è ancora all'altezza». È un'intervista a tutto campo quella del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che in primis difende l'impianto della riforma del Senato e lancia un appello per ricostruire l'unità del Pd «superando parole d'ordine sbagliate e accenti sproporzionati».
L'interesse generale, spiega, è approvare le riforme, «perchè è indispensabile chiudere il percorso di transizione istituzionale che si è già protratto per troppo tempo». «Vedo che si ripropone l'elezione diretta del Senato, posizione assolutamente legittima che però ripropone un sistema sostanzialmente bicamerale, come ha sottolineato il presidente emerito Napolitano. Rispetto a quando si cominciò a parlare di
superamento del bicameralismo abbiamo una pluralità di poteri e un equilibrio costituzionale più solido». «Ho sempre seguito un metodo di confronto con tutte le forze di opposizione sin dall'avvio della riforma e considero necessario proseguire così, mantenendo il nostro impianto riformista». Se la sinistra Pd dovesse votare le riforme con le opposizioni «le conseguenze sarebbero in primo luogo politiche perchè è chiaro che verrebbe meno gran parte dell'ambizione riformista di questa esperienza di governo».
Scissione del Pd? «I dirigenti di Area riformista - precisa Orlando - l'hanno sempre escluso», «conoscono la storia della sinistra e la nocività delle scissioni, almeno di quelle che si sono consumate in questo dopoguerra». Quanto alle prossime amministrative «c'è un punto da
affrontare con grande urgenza. Il Pd, soprattutto sul territorio, non è ancora all'altezza del ruolo che è chiamato a svolgere», «si tratta di tornare a investire sul partito da un lato ed evitare di confondere la vocazione maggioritaria con l'isolamento dall'altro».
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia